Palio della Vittoria ad Anghiari: la storia ultrasecolare della “corsa più pazza del mondo”
Sabato 29 giugno il ventesimo atto dell’era moderna. Nuovo record con 85 partecipanti in rappresentanza di 19 comuni, tra cui gli esordienti Cesena e San Benedetto del Tronto. I numeri e le statistiche dell'evento
Partenza della corsa (immagine di repertorio)
L’appuntamento è per le 20.30-20.45 (ora del tramonto) del 29 giugno ad Anghiari, dove lo sparo della bombarda darà il via a quella che è stata ribattezzata la “corsa più pazza del mondo”, perché i podisti potranno spingersi, trattenersi, ostacolarsi e preparare il successo con una precisa tattica di squadra. È la 20esima edizione dell’era moderna e già anticipiamo il nuovo record di iscritti: 85 in totale, sui quali torneremo più avanti. Tutto è ricominciato nel 2003 e da allora è stato un continuo crescendo (anche sul piano prettamente tecnico e atletico) per questa sfida che ha solide radici storiche, ma che un grave fatto di cronaca aveva fatto sprofondare nel silenzio per 176 lunghi anni.
Una corsa che parte dalla Cappella della Vittoria, rievocativa della Battaglia di Anghiari, che si trova ai piedi del paese lungo la provinciale Libbia, nella Maestà di Santa Maria alla Vittoria: prima parte in leggero falsopiano, poi la salita del primo tratto della Ruga di San Martino, detta anche “la Croce” e un’ascesa costante fino alla curva - l’unica - che immette in piazza Baldaccio (ex piazza del “mercatale”), sede di arrivo dopo una faticata di 1440 metri, numero che corrisponde all’anno della storica battaglia nella quale vennero respinte le pretese dei milanesi, per cui la data del 29 giugno diventa una sorta di elogio della toscanità di cui Anghiari è sempre andata fiera.
E dal 1441, ogni anno si ricorda la vittoria delle truppe fiorentine e degli alleati sui milanesi di Filippo Maria Visconti e del condottiero Niccolò Piccinino nello scontro che poi il grande Leonardo da Vinci ha immortalato con il pennello nel celebre affresco del quale siamo ancora alla fremente ricerca. Questo Palio si correva in contemporanea ad Anghiari e a Firenze, ma oggi solo Anghiari mantiene la tradizione; di esso parla anche lo storico locale Lorenzo Taglieschi (1598-1654) negli “Annali della Terra di Anghiari”, laddove precisa che “… ogni anno, nel giorno dedicato ai Santi Pietro e Paolo, ad Anghiari si correva un Palio detto anche “Palio dell’Hebreo” e si svolgeva una fiera pubblica di varie mercanzie”.
È importante anche sottolineare come in effetti le prime edizioni del Palio furono disputate da uomini a piedi e “al calar del sole”, ma nel 1484 avvenne che la teletta del Palio venne commutata in una pezza di colore rosso scarlatto e che la sfida ebbe per protagonisti i cavalli maschi. Tutto procedette regolarmente fino al 1827, anno dell’ultima edizione prime dell’attuale riproposizione: l’ennesima rissa costò la vita a un fantino e da quel momento l’appuntamento fu cancellato. Anghiari smise così di celebrare con il Palio la sua appartenenza alla Toscana e la sua identità culturale. Qualche sporadico tentativo fra la fine dell’800 e la metà del ‘900, prima della ripartenza vera, quella del 2003 con artefice un anghiarese doc, Andrea Merendelli, direttore del Teatro di Anghiari, ideatore di “Tovaglia a Quadri” e figura di indubbia caratura dal punto di vista culturale.
La gara trasformata in grande evento
Da quel 29 giugno di 21 anni fa, solo il biennio del Covid-19 (2020 e 2021) ha impedito lo svolgimento della gara, attorno alla quale è stato costruito nel frattempo un vero e proprio evento. La stessa scaletta del pomeriggio è da considerare particolare; Anghiari è infatti l’unico luogo nel quale, in occasione di una rievocazione, convergono i rappresentanti in costume di tre fra i più prestigiosi gruppi storici della Toscana: il Calcio Storico Fiorentino, la Giostra del Saracino con i musici e gli sbandieratori di Arezzo e la Società Balestrieri di Sansepolcro, che si uniscono al Corteo storico del Palio della Vittoria e ai relativi Cavalieri.
Emozionanti la chiamata degli atleti e la discesa verso la partenza, così come i pochi minuti nei quali si racchiude la gara, che comporta allenamento, muscoli e tanto sudore, con il vincitore che giunge immancabilmente a torso nudo perché si porta dietro i segni della battaglia lungo il percorso. Gli spettatori in piazza potranno rendersene conto guardando il maxischermo, perché da qualche anno c’è anche la diretta televisiva. Come dire, il massimo. Poi, dopo la cerimonia di premiazione, la suggestiva cena sulle antiche mura a conclusione del pomeriggio di festa.
Un capitolo di storia di Anghiari sul quale c’è ora il marchio di fabbrica dell’ingegno anghiarese: a dirigere il Palio è infatti la Magistratura dell’Associazione Culturale Palio della Vittoria in collaborazione con l’amministrazione comunale e con le associazioni del paese; un motore che sta funzionando a pieni giri e che da qualche anno non fa altro che attrarre nuovi podisti e nuovi Comuni. Anche le grandi città hanno scoperto il Palio della Vittoria: lo hanno vinto Milano e Firenze, stavolta ci saranno Cesena e San Benedetto del Tronto, ma anche Gubbio, Montepulciano, Cortona e Castiglion Fiorentino sono oramai diventate partecipanti fisse assieme ai centri del comprensorio altotiberino tosco-umbro.
Il singolo Comune può arrivare a un massimo di 5 atleti, ma a quello che detiene il titolo è consentito averne un sesto. Sia dal punto di vista cerimoniale che tecnico, quindi, il Palio della Vittoria sale di anno in anno e in questo 2024 c’è anche la componente drappo a rivestire il suo peso: lo hanno realizzato le locali merlettaie dell’associazione “Il Tombolo di Anghiari” e quindi ogni Comune tiene a esserne il depositario permanente.
La presentazione del drappo del Palio della Vittoria 2024
Statistiche e numeri del Palio della Vittoria
Le 19 edizioni dell’era moderna fin qui disputate hanno visto per 4 volte la prevalenza di Anghiari, davanti alle 3 vittorie (peraltro consecutive) di Pieve Santo Stefano; alle due di Città di Castello, Sansepolcro, San Giustino e Arezzo e al solo trionfo che hanno nell’albo d’oro Firenze, Milano, Montepulciano e Gubbio. La città di Sant’Ubaldo si è imposta nel 2023 grazie a Manuel Moriconi e la sua squadra diventa di conseguenza quella sulla quale saranno puntate le maggiori attenzioni.
L’anghiarese Giulio Calli è in testa alla classifica dei trionfi individuali con 3 affermazioni, davanti alle 2 di Giuseppe Cardelli di Pieve Santo Stefano. La 20esima edizione dell’era moderna sarà quella del record di partecipanti: come anticipato, sono 85 i podisti annunciati, in rappresentanza di 19 Comuni. Le novità in assoluto si chiamano Cesena e San Benedetto del Tronto, in mezzo alle tante conferme: Firenze, Milano, Cortona, Gubbio, Spello e i tanti Comuni del vicinato, quindi Città di Castello, San Giustino, Citerna, Sansepolcro, Pieve Santo Stefano, Monterchi e ovviamente Anghiari.
Particolare di indubbio richiamo, che contribuisce a tenere alto il livello tecnico: la presenza di ben quattro vincitori delle passate edizioni; oltre all’eugubino Moriconi, primo nel 2023, saranno infatti al via Ivan Poggi di Firenze (2017), Antonello Bettacchini di Città di Castello (2005) e Giuseppe Cardelli di Pieve Santo Stefano (2008 e 2009). Hanno dato forfait in questa circostanza i Comuni chianini di Castiglion Fiorentino e Monte San Savino, che torneranno il prossimo anno assieme a quelli che avrebbero voluto essere ad Anghiari, ma che alla fine hanno optato per un dietro-front giustificato: il passaggio per San Marino e l’arrivo a Rimini della prima tappa del Tour de France.
A dire il vero, proprio l’inizio della manifestazione coincide quest’anno con la partita degli ottavi di finale degli Europei di calcio fra Svizzera e Italia, in programma alle 18, ma crediamo che questa sovrapposizione non la condizionerà più di tanto. E allora, come sta scritto nel bando: “Anghiari! A la gara! Al Palio!”.