Traffico illecito di rifiuti nel cantiere dell'invaso di Montedoglio. I carabinieri forestali mettono i sigilli, l'Ente si difende "siamo estranei ai fatti, ci dichiareremo parte lesa"

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22 Maggio 2020

Iniziato col nuovo anno il cantiere dei lavori per il rifacimento del muro di sfioro per la diga di Montedoglio, sono già stati fermati. Nuovo stop per le opere di ricostruzione dello scarico di superficie crollato la notte del 29 dicembre 2010.

Ora si sospetta il traffico illecito di rifiuti.

Una sezione dell’area interessata dagli interventi, è stata infatti sottoposta a sequestro preventivo al termine di una complessa indagine condotta dai carabinieri forestali della Stazione di Sansepolcro e dal Gruppo ambiente della Procura di Arezzo, entrambi coordinati dal Pubblico ministero Angela Masiello.

Ed è scattato il fermo anche sul conto di alcuni impianti della Valtiberina per la gestione illecita di rifiuti speciali e per i reati di falso: le terre e le rocce provenienti dagli scavi dello scarico di superficie sarebbero stati sottratti dalla specifica disciplina inerente ai rifiuti attraverso false certificazioni e destinati ad attività diverse da quelle previste.

Questo materiale sarebbe stato destinato a finalità diverse da quelle previste, ovvero prelevato da due distinti impianti con sede in Valtiberina che lo avrebbero immesso nei propri cicli produttivi senza alcuna autorizzazione e in assenza di ogni tracciabilità ambientale.

I lavori alla Diga sono stati parzialmente interrotti con il sequestro dell’area e di alcuni veicoli professionali; tre impianti sono stati sequestrati , due parzialmente e uno integralmente: uno di questi aveva in giacenza 5000 metri cubi di sedimenti fluviali prelevati dal Tevere e trasferiti nel proprio ciclo produttivo senza autorizzazione al trattamento dei rifiuti.

Le indagini stanno andando avanti per identificare le responsabilità delle ditte che a vario titolo hanno operato nell’area della diga, provvedendo alla raccolta e alla movimentazione dei rifiuti. Il sequestro di parte dell’invaso, essendo del demanio, è stato eseguito nei confronti dell’ente proprietario.
Il presidente di Ente Acque Umbre Toscane, Domenico Caprini, ha ricordato come il suo organismo sia totalmente estraneo dal punto di vista giuridico-amministrativo a eventuali questioni che sarebbero sorte fra appaltante e subappaltante. «Se dovessero essere confermati i reati al momento ascritti, noi come Eaut ci dichiareremo parte lesa e agiremo in tutte le sedi per tutelare l’esecuzione dei lavori e i nostri interessi sotto ogni profilo».
La conferma è arrivata nel pomeriggio di ieri dall’avvocato Luca Fanfani, il quale specifica che l’ente «valuterà la costituzione di parte civile nei confronti di terzi che dovessero essere ritenuti responsabili» e che si è «immediatamente attivato affinchè venga ripristinata la piena funzionalità del cantiere».

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