L’Afra e i suoi mulini

Un percorso fra i riferimenti cartografici del passato e ciò che oggi rimane nel territorio

30 Ottobre 2023
I resti del Mulino di Sopra della Montagna

I resti del Mulino di Sopra della Montagna

Come attestano i resti archeologici rinvenuti in prossimità del Gorgo del Ciliegio, sin dall’età del bronzo nella valle a “V” scavata dall’Afra si riscontra una significativa presenza umana. Nel corso dei secoli questa non è mai venuta meno, soprattutto dopo la fondazione degli insediamenti de La Villa e Prato alla Montagna. Dal medioevo fino al XX secolo lungo il torrente si concentrava un sistema di relazioni socio-economiche che di frequente si materializzava in strutture che al tempo rivestivano un’importanza cruciale: i mulini.

Prima di addentrarsi su questo argomento, si ricorda che il tema dei mulini in Valtiberina è stato affrontato anche da Claudio Cherubini, pertanto per eventuali ulteriori informazioni si suggerisce di consultare i suoi studi. Quanto invece riportato di seguito è frutto di una ricerca che si è soffermata principalmente su alcune fonti cartografiche storiche, sul territorio e sulle testimonianze fornite da alcuni interlocutori del luogo.

I mulini che sorgevano lungo il corso dell’Afra erano quattro: i mulini di Sopra e di Sotto della Montagna, quello della Basilica e quello, utilizzato soprattutto per la molitura delle castagne, nei pressi del Condotto, sopra la Montagna. Ad eccezione di quest’ultimo, per gli altri sono stati ritrovati puntuali riferimenti cartografici non solo su una carta idrografica redatta dal Ministero dell’Agricoltura a fine Ottocento, ma anche su alcuni documenti preunitari, come i fogli del Catasto Generale della Toscana, prodotti negli anni ‘20 del XIX secolo.

A valle dell’impianto molitorio del Condotto, lungo il sentiero che collegava La Villa con Germagnano, sorgeva il Mulino di Sopra della Montagna, il cui impianto molitorio era azionato da acqua che, con una portata media di 130 litri, cadeva da un’altezza di 5,4 metri.

Il Mulino di Sopra della Montagna sulla carta del Catasto Generale della Toscana
Il Mulino di Sopra della Montagna sulla carta del Catasto Generale della Toscana

Dopo anni di abbandono, oggi di questo edificio rimangono soltanto alcuni ruderi: tuttavia, da una visita in loco si possono riconoscere le parti principali che lo componevano, come il bottaccio attraverso il quale veniva raccolta l’acqua che faceva azionare i palmenti, il punto dove era collocata la macina, un altro vano adibito probabilmente a magazzino e l’ambiente sottostante da cui l’acqua, fuoriuscendo, tornava ad immettersi nell’Afra. Oltre a tali componenti è ancora oggi visibile il canale che dal torrente conduceva l’acqua nel bottaccio (quasi sempre i mulini di questa zona erano dotati di un canali, o gore, di questo tipo).

Esterno ed interno del mulino. Il vano di sinistra della parte interna era quello dove avveniva l’attività molitoria attraverso una macina:

Quello che rimane del bottaccio e il canale che dall’Afra conduceva l’acqua al Mulino di Sopra della Montagna:

Scendendo lungo il corso dell’Afra si giunge al ponte della strada che collega la Montagna con Sansepolcro (in pratica tra il bivio di Germagnano e il cimitero della frazione): come indicato sul foglio del catasto toscano, qui un tempo si trovava il mulino di Sotto della Montagna, il quale si attivava con una portata di 130 litri ed una caduta di 9,5 metri. Oggi di questa struttura non rimane praticamente nulla, se non alcune pietre di una porzione di muro che contribuiscono a mantenere stabile la piccola scarpata che digrada sulla strada.

Il Mulino di Sotto della Montagna sulla carta del Catasto Generale della Toscana
Il Mulino di Sotto della Montagna sulla carta del Catasto Generale della Toscana
Il punto dove sorgeva il Mulino di Sotto
Il punto dove un tempo sorgeva il Mulino di Sotto della Montagna

Proseguendo verso valle si arriva al mulino successivo, ovvero quello della Basilica. L’edificio, posto in prossimità del ponte che si attraversa percorrendo la strada, si presenta in buono stato. All’interno sono presenti due sistemi di palmenti e due macine, quindi visitando questo vano è possibile farsi un’idea su come anticamente operassero certi impianti. Tale mulino non è però quello che si trova indicato nella carta del catasto preunitario: come testimonia la data riportata sulla soglia della porta di accesso, la costruzione dell’edificio in questione è stata ultimata nel 1912, quindi circa 90 anni dopo la rilevazione che venne eseguita per realizzare il foglio con la Basilica.

Esterno ed interno del Mulino della Basilica, con il dettaglio della data di edificazione inciso sulla soglia della porta di accesso:

Il vecchio catasto indica infatti come mulino un edificio poco più a valle che poi, in seguito ad un atto di vendita (dalla famiglia Collacchioni l’immobile passò ai Tosi), divenne in quel periodo una semplice residenza. Fu dunque in conseguenza di ciò che i gestori dell’impianto, i membri della famiglia Canosci, costruirono nelle vicinanze il nuovo mulino, dotato anche di una parte residenziale.

Il Mulino della Basilica sulla carta del Catasto Generale della Toscana
Il Mulino della Basilica sulla carta del Catasto Generale della Toscana

Di questo precedente mulino, caratterizzato da una portata media di 200 litri una caduta di 5 metri, rimangono soltanto le mura del casolare e alcuni tratti della gora attraverso la quale veniva sfruttata l’acqua dell’Afra.

Il casolare presso la Basilica che un tempo era adibito a mulino
Il casolare presso la Basilica che un tempo era adibito a mulino

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Un percorso fra i riferimenti cartografici del passato e ciò che oggi rimane nel territorio