Occhi puntati su «Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo»
L’uno di fronte all’altro a guardarsi e contemporaneamente a farsi ammirare. Da un lato il Gonfalone della Confraternita della SS. Trinità, unica opera mobile di Raffaello rimasta in Umbria e considerata uno dei suoi primi dipinti, dall’altro il Martirio di San Sebastiano, di Luca Signorelli, uno degli artisti più studiati dal pittore urbinate negli anni della sua giovinezza, e recentemente sottoposta a restauro. D’ora in poi i due dipinti condivideranno la stessa sala della Pinacoteca comunale di Città di Castello dove è stata inaugurata, sabato 30 ottobre, la mostra ‘Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo’, in scena fino al 9 gennaio 2022. Questi due dipinti sono legati, idealmente, dallo sguardo di Raffaello che li aveva congiunti insieme in un medesimo disegno, ora all’Ashmolean Museum di Oxford e qui riprodotto, in cui il pittore studia la posa del Dio Creatore della Creazione di Eva del Gonfalone e copia il balestriere del Martirio, visto di spalle. Promossa da Comitato regionale umbro per le celebrazioni raffaellesche, Comune di Città di Castello e Regione Umbria, e inserita nel calendario delle manifestazioni approvate dal Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, presieduto dal prof. Antonio Paolucci dal 2018 al 2021 e dalla prof.ssa Michela di Macco dal 2021, la mostra è a cura di Marica Mercalli, già Soprintendente dell’Umbria e ora direttore generale per la sicurezza del Patrimonio culturale del Ministero della cultura, e Laura Teza, professoressa associata di Storia dell’Arte moderna dell’Università degli studi di Perugia. Le sale ospitano, inoltre, per la prima volta insieme, i frammenti del primo dipinto tifernate di Raffaello, la grande tavola de ‘L’Incoronazione di san Nicola da Tolentino’ eseguita per la Chiesa di Sant’Agostino. Danneggiata in seguito al terremoto del 1789, l’opera è appunto conservata in stato frammentario a Napoli (Museo Nazionale di Capodimonte), Brescia (Pinacoteca Tosio Martinengo) e Parigi (Musée du Louvre). Dopo ‘l’incontro impossibile’ tra Raffaello e Signorelli, ecco quindi che la mostra realizza un nuovo incontro, rendendo possibile il ritorno a Città di Castello di tre frammenti, l’Eterno e la Vergine, custoditi a Capodimonte, e la testa di Angelo, custodita a Brescia. Oltre all’esposizione dei tre frammenti, vi è anche una ricostruzione virtuale della pala che ne ripropone la fisionomia complessiva e che entrerà a far parte in maniera definitiva del percorso di visita permanente della Pinacoteca. Se il cuore della mostra è il Gonfalone, che per l’occasione è stato sottoposto ad uno straordinario restauro di reintegrazione estetica direttamente sorvegliato dall’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma, grande fascino esercita la sezione della mostra dedicata alle numerose copie derivate dallo Sposalizio della Vergine, che documenta l’eco che questo dipinto produsse in città e nell’ambito regionale in genere. L’opera fu commissionata a Raffaello da Filippo Albizzini per l’altare di famiglia nella chiesa di San Francesco a Città di Castello e nella mostra sarà presente l’unico disegno preparatorio finora noto (Oxford, Ashmolean Museum), con uno studio, sia sul fronte che sul retro, delle teste di fanciulle presenti nel corteo dello Sposalizio e intorno a cui faranno corona tre copie antiche dello Sposalizio della Vergine e alcune incisioni tratte dal dipinto, che segna una svolta nella carriera di Raffaello ed è infatti considerato un paradigma dello stile classico del Rinascimento (attualmente conservato nella Pinacoteca di Brera). Infine, una collaborazione d’eccezione: il maestro Stefano Lazzari, della Bottega Artigiana Tifernate, renderà omaggio allo Sposalizio della Vergine attraverso la realizzazione di una copia che prenderà forma di giorno in giorno, sotto gli occhi dei visitatori dell’esposizione, per poi essere definitivamente consegnata alla cittadinanza e conservata all’interno della Pinacoteca comunale di Città di Castello, a mostra conclusa. “La mostra di Raffaello è un evento di grande prestigio per la nostra Regione – ha dichiarato Michele Fioroni, assessore allo Sviluppo economico della Regione Umbria –, che assume così un ruolo da protagonista nel Cinquecentenario del pittore. Non molti sanno che proprio a Città di Castello, il Principe delle arti dipinse alcune delle sue opere più celebri, come lo Sposalizio della Vergine e la Crocifissione Gavari, divenendo effettivamente il Raffaello che tutti conoscono, uno dei pittori più completi e amati del Rinascimento. Una celebrazione della bellezza, che ci ricorda quanto la nostra Regione possa essere un luogo d’ispirazione, dove il talento può sbocciare e dove i giovani devono trovare le opportunità per spiccare il volo. Lo sguardo di Raffaello, un momento per riprendere dal passato l’ispirazione per il futuro”. “Non poteva esserci per questa amministrazione comunale un inizio di mandato amministrativo migliore dell’inaugurazione di questa mostra – ha affermato il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi –. Un evento espositivo a lungo rinviato a causa dell’emergenza pandemica che finalmente vede la luce e dona speranza per il futuro della valorizzazione dell’offerta culturale cittadina. Il Comune di Città di Castello ha fin da subito creduto in questo progetto, finanziando il restauro dei frammenti della Pala Baronci, conservati a Capodimonte, e sostenendo l’importante intervento sul Gonfalone della Santissima Trinità, unica opera mobile del Maestro rimasta in Umbria e vanto della Pinacoteca cittadina. Anche se gran parte delle opere realizzate dall’artista per la città hanno lasciato il territorio tifernate, l’eco della presenza di Raffaello a Città di Castello ha attraversato i secoli. Con la persuasione che anche la città abbia lasciato il suo segno nella formazione dell’artista urbinate ci auguriamo che la mostra rappresenti per tutti un’opportunità formativa di grande interesse e rilievo, un modo speciale e ottimistico di guardare al futuro della nostra città che trova in Raffaello una sua profonda cifra identitaria”. “L’ICR – ha spiegato Alessandra Marino, direttrice dell’Istituto centrale per il restauro – in collaborazione con il Comune di Città di Castello e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, ha sovrinteso al nuovo intervento di restauro dello Stendardo. Le due tele di cui è composto, originariamente erano costituite da due facce incollate, staccate nel 1628. L’opera presentava grossi problemi conservativi e l’ICR era intervenuto svariate volte, negli anni 1952, 1983 e 2003. Nel gennaio 2020, in un importante convegno a Bologna, si è ragionato sulla possibilità di rivisitare criticamente quelli che erano stati gli interventi precedenti. In particolare, si è deciso di rimettere mano al restauro per ridurre il disturbo delle lacune presenti, con estremo rigore e attenzione, perché non si può inventare ciò che non c’è. L’ICR ha messo a disposizione delle simulazioni digitali che ci hanno aiutato per capire fino a che punto potersi spingere. Ora è terminata una prima fase, relativa alle decisioni e operazioni su lacune reintegrabili, si auspica di poter proseguire sulle lacune non reintegrabili. L’idea è quella di cercare di abbassare il tono di disturbo laddove si vede la tela in quanto non si può intervenite con restauro pittorico”. “L’emergenza sanitaria – ha raccontato il professor Arnold Nesselrath, membro del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio – ha reso difficile l’organizzazione di questa mostra perciò siamo contentissimi di averla realizzata e di trovarci qui oggi per celebrare i 500 anni della morte di Raffaello proprio nel luogo in cui ha esordito come artista, subentrando a Luca Signorelli”. “L’esposizione – hanno aggiunto Teza e Mercalli – ha portato interventi di riqualificazione della Pinacoteca comunale, grazie a un contributo della Regione Umbria, attraverso la realizzazione di un percorso espositivo dedicato al giovane urbinate e alla sua attività in città, installazioni e dispositivi che rimarranno in permanenza alla Pinacoteca, una nuova illuminazione e lo spostamento dell’ingresso da via della Cannoniera al lato dello splendido giardino rinascimentale. Un risultato concreto, dunque, per la collettività”.