Cinque anni fa il sequestro del viadotto Puleto sulla E45: la situazione oggi
A fine 2023 la notizia dei primi 5 milioni di euro alla Provincia per la risistemazione della vecchia Tiberina 3bis
Cinque milioni di euro in cinque anni di attesa: alla fine, la situazione si è sbloccata, anche se l’auspicio era quello di una tempistica più celere per l’inizio dei lavori sulla vecchia 3 bis. Il 16 gennaio 2019, quindi esattamente cinque anni fa, la Procura di Arezzo prendeva la drastica decisione: chiusura alla circolazione (per l'esattezza sequestro preventivo) del viadotto Puleto, un ponte di 200 metri lungo la E45 in territorio toscano ma a ridosso del confine con l’Emilia Romagna. Le foto e le immagini di una persona che in novembre era passata sotto il viadotto (non per fare lo specifico controllo) e che aveva notato distacchi di cemento dai piloni del ponte, postandole poi sui social, indussero la Procura a optare per un provvedimento a scopo cautelativo, che però spezzò l’Italia in due almeno in questo versante. In febbraio, poi, la riapertura ad auto e veicoli “leggeri”, in giugno quella ai veicoli con peso complessivo fino a 35 tonnellate e infine in ottobre l’ok totale, perché dopo quasi nove mesi anche i tanti mezzi pesanti che percorrono l’arteria avrebbero potuto di nuovo transitare sulla E45.
Nel frattempo, per i gestori delle aree di servizio e rifornimento la batosta economica era stata ingente, compensata solo in parte dai ristori. Perché insomma era di nuovo tutto a posto? Perché i carotaggi e le perizie degli esperti (tutti cominciammo a conoscere i baggioli, ovvero i sostegni del piano stradale) avevano escluso qualsiasi tipo di rischio per chi attraversava il Puleto. La Procura aveva quindi esagerato? Il crollo del ponte Morandi a Genova, avvenuto pochi mesi prima, aveva alimentato una grande prudenza.
Certa era stata una cosa: il problema atavico della E45 era venuto a galla: se i flussi di traffico vennero all’improvviso interrotti, per andare in Romagna occorreva fare il giro dell’orto (Svolta del Podere, Pratieghi, Balze e rientro a Verghereto), è perché proprio in quel tratto – il più delicato, dal momento che siamo sulla dorsale appenninica – mancava una viabilità alternativa. Il problema, sollevato a più riprese fin dalla fine degli anni ’90, quando cioè l’Anas si prese in carico la quattro corsie e lasciò abbandonati a sé stessi i cinque chilometri della vecchia statale da Valsavignone di Pieve Santo Stefano a Canili di Verghereto che oramai non serviva più (non a caso, la E45 è catalogata come 3 bis), era legato a eventuali disagi causati da neve, ghiaccio o anche incidenti; a metterlo a nudo furono invece o dubbi di stabilità del Puleto. Il grande timore finora fugato si era pertanto materializzato e solo un grosso handicap come questo avrebbe potuto riconcentrare l’attenzione sul “tallone d’Achille” della E45.
Un mese dopo, il 16 febbraio, l’allora ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, venne al Puleto per un sopralluogo, ipotizzando che entro un mese la Orte-Ravenna si sarebbe potuta riaprire ai mezzi pesanti (abbiamo già ricordato come è andata) e che per la vecchia Tiberina era stata firmata una convenzione nel suo ministero, in base alla quale Anas avrebbe firmato insieme a Provincia e Comune, sostituendosi all’ente territoriale per fare i lavori. Anche perché nel cassetto vi era già un progetto per il ripristino della ex 3 bis, datato 2017. Fu la prima delle grandi promesse che hanno accompagnato questo lustro: il tempo passava, i fatti dicevano che la E45 non avrebbe potuto rischiare altre paralisi ma, nonostante l’urgenza riconosciuta, la situazione continuava a vivere in una fase di stallo e di preoccupante silenzio, tanto che qualcuno cominciava a mettere in discussione la reale volontà dell’ente delle strade (l’Anas, appunto) di volervi mettere mano.
I sindaci dei Comuni interessati, da Sarsina fino a Città di Castello, capitanati da Claudio Marcelli di Pieve Santo Stefano che nel maggio del 2019 aveva raccolto il testimone di Albano Bragagni, cominciarono ad alzare la voce, se non altro per far capire che non avrebbero tollerato prese in giro e che quindi avrebbero voluto precise risposte, in positivo come in negativo. Gli inverni intanto passavano e per fortuna tutto è sempre filato liscio o quasi, salvo un paio di casi dovuti al maltempo che avevano reso necessario il filtraggio dei veicoli a Sansepolcro. Il Comune di Pieve ha continuato la sua battaglia in favore della ex 3 bis con telefonate e viaggi a Roma, fino a quando nel luglio del 2022 è stato stipulato il protocollo d’intesa con la Provincia di Arezzo, che si sarebbe presa in carico la strada, nel frattempo inagibile e ristretta da frane e vegetazione che era cresciuta a causa di uno stato di totale abbandono che si protraeva dal 1999. A pochi giorni di distanza, il 5 agosto è stata varata la legge n. 108, che prevede i finanziamenti; ammontano in totale a 39 milioni di euro, la Provincia di Arezzo diventa l’ente capofila e nell’accordo si inserisce anche quella di Forlì Cesena, per il piccolo tratto che la interessa.
Dopo altre sollecitazioni a chi di competenza e l’espletamento dei necessari passaggi, a fine 2023 ecco la grande notizia: alla Provincia di Arezzo sono arrivati i primi cinque milioni da impiegare per la risistemazione della strada; il progetto c’è già, deve soltanto essere riadeguato a livello di prezziario, per cui non rimane da fare altro che andare all’assegnazione dei lavori e poi procedere con l’apertura del cantiere, sperando che tutto sia fattibile entro il primo semestre del corrente anno. La vicenda ha dunque imboccato la direzione auspicata. Si comincerà, come concordato, dal versante toscano per poco più di un chilometro, poi si proseguirà in base alle tranche di stanziamenti che verranno erogati. Una bella faticata, ma alla fine la determinazione del Comune di Pieve Santo Stefano e degli altri che lo hanno supportato è riuscita a spuntarla. Da capire quando, ma la E45 avrà la sua alternativa viaria (come in territorio romagnolo e sempre sul tracciato della vecchia 3 bis) per qualsiasi genere di imprevisto. Resta valida, comunque, l’affermazione del sindaco Marcelli: “Solo quando vedrò l’avvio del cantiere mi tranquillizzerò definitivamente. A quel punto, si dovrà per forza arrivare fino in fondo”.