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Beni comuni, partecipato dibattito a Sansepolcro

Sulla gestione pubblica l’ombra della multiutility: “Modello ispirato al dogma del mercato”

Beni comuni al centro del dibattito a Sansepolcro nel corso di un’iniziativa pubblica svoltasi a Palazzo delle Laudi, promossa dai gruppi politici Insieme Possiamo, Movimento 5 Stelle, Sinistra-Verdi e Articolo Uno.

A introdurre e moderare è stato l’ex assessore Gabriele Marconcini, che ha ripercorso la propria esperienza in tema di acqua e rifiuti, evidenziando le incongruenze degli attuali modelli di gestione: “Abbiamo fatto tante battaglie ma i risultati che abbiamo ottenuto francamente sono stati pochi – ha però ammesso – soprattutto riguardo ai rifiuti, su cui non siamo riusciti a incidere più di tanto. Lo dico a malincuore ma anche con la consapevolezza che il sistema era davvero più grande di noi. Sull’acqua invece qualcosa abbiamo ottenuto”, ha affermato. Il riferimento è in particolare alle delibere dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) che hanno stabilito all’unanimità che, al termine degli attuali affidamenti, la gestione dovrà essere pubblica e a livello di subambiti geograficamente ristretti.

In contrapposizione a questo scenario si fa però strada il percorso verso una multiutility che – partendo dalle province di Firenze, Prato e Pistoia ma con la concreta prospettiva di inglobare l’intera regione – prenderà il controllo di acqua, rifiuti e gas. Si tratta di una società di diritto privato con l’obiettivo della quotazione in borsa. “Società di questo tipo – ha ricordato l’avvocato Donella Bonciani – hanno come scopo quello di dividere i profitti, quindi i sostenitori di questa operazione dovrebbero avere il coraggio di dirci che il loro modello di sviluppo, anche per quanto riguarda la gestione dei beni comuni e dei servizi pubblici, è ispirato al dogma del mercato”.

“Perfino l’Europa – ha aggiunto Bonciani – ci dice che in materia di servizi pubblici di interesse generale gli Stati non sono obbligati a seguire le regole della concorrenza e della competitività. Quindi deve essere chiaro che sono scelte di natura politica”.

Scelte, nel caso della multiutility, che non sono peraltro avvenute all’interno degli organi preposti, come ha spiegato la referente del Forum toscano dei movimenti per l’acqua Rossella Michelotti: “La multiutility venne lanciata dai sindaci di Firenze, Prato e Empoli e subito dopo ripresa dall’assessore regionale Monni e dal presidente Giani, al di fuori della legge 69 che attribuiva le competenze all’Autorità Idrica Toscana. In AIT di quello che sta succedendo a Firenze non c’è traccia”.

Questo percorso non è tuttavia l’unico possibile. Le regioni e i comuni stessi, anche sulla scorta del dettato costituzionale, come ha ricordato l’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa, hanno infatti la possibilità e il diritto di indirizzarsi verso la gestione pubblica dei beni comuni: “Se una regione non lo fa, come nel caso della multiutility, vuol dire che non vuole esercitare quel diritto valoriale, il che vuol dire che è aggredibile dal punto di vista giurisdizionale”, ha detto Costa.

Per il parlamentare cinquestelle, inoltre, una strada da percorrere – dal basso – è quella degli osservatori dei cittadini, uno strumento sancito dal ministero dell’ambiente nel 2021 che permette di avere un rapporto diretto con le società di gestione dei beni comuni.

Proprio la necessità di un impegno in prima persona dei cittadini, del resto, è uno degli elementi chiave della partita sulla regolamentazione dei servizi pubblici: “È importante fare incontri – ha ribadito Donella Bonciani – è importante parlarne, è importante tornare alla partecipazione attiva. Abbiamo detto che i beni comuni sono patrimonio collettivo dell’umanità, ci appartengono, quindi noi dobbiamo occuparcene, dobbiamo studiare, dobbiamo condividere le competenze, dobbiamo fare noi delle proposte alle istituzioni perché si arrivi a una tutela piena dei beni comuni, dobbiamo chiedere risposte all’altezza della crisi di sistema che stiamo vivendo”.

Una crisi che richiede un approccio nuovo e un cambio di paradigma, come sintetizza il promotore della strategia Rifiuti Zero Rossano Ercolini: “Il modello lineare è la base di tutte le patologie”, ha detto. “Lo scontro è tra il modello lineare e il modello circolare che è proprio dei tempi di rigenerazione dei cicli naturali, e Rifiuti Zero è il trampolino di lancio”.

Durante l’incontro è stato dato spazio anche al tema del lavoro con l’intervento del presidente provinciale dei panificatori aretini Luca Ciardi, che ha descritto le difficoltà del settore.

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