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“Il Sasso di Simone merita di essere Sito Unesco”

La proposta di valorizzazione mentre si discute dei parchi eolici nei territori circostanti

Veduta del Sasso di Simone (a destra) e del monte Simoncello

Se c’era bisogno di una spinta ulteriore per valorizzare ancora di più il Sasso di Simone, essa è avvenuta dalla assemblea, indetta dal Comune di Sestino, di martedì 16 aprile sul tema dei parchi eolici. Il relatore, prof. Francesco Angelini , docente alla Università degli Studi di Bologna, unitamente ad altri tecnici ed esperti del settore, presenti in sala, ha evidenziato l’assurdità dei numerosi parchi, con molte megapale, proposti sui territori montuosi della Valmarecchia, del Foglia, con la novità delle “megapale” attorno all’area del Sasso di Simone.

La bellezza naturale dell’area è risaputa, la sua peculiarità è attrazione per una economia turistica in crescita e la sua storia – geologica e di “avventure” umane con variegati insediamenti nel corso dei millenni – hanno riproposto la eccezionalità del sito e dell’area circostante. Aspetti aggiornati dagli interventi e richiamati in sottoscrizioni raccolte nei giorni precedenti tra la popolazione. L’opposizione ai parchi eolici è stata unanime e ampiamente motivata, incalzando anche sui danni alla salute degli abitanti che tali parchi, complessivamente, recano.

Questi avvenimenti avvengono mentre si celebrano in Toscana i 450 anni della nascita di Cosimo I, ideatore della città-fortezza appunto sul Sasso di Simone, dove si vedevano ancora ruderi di una antica abbazia benedettina.

Mentre vari comitati – e amministrazioni comunali – discutono il diniego all’assalto delle megapale in queste ”aree interne” sembra coadiuvante impostare una richiesta per fare rientrare il Sasso di Simone tra i “Siti UNESCO”. Occorre una decisa volontà per perseguire il traguardo ma nessun “sesterzio” del bilancio comunale. La proposta dovrebbe partire anche con il concorso del Parco interregionale di Carpegna e dei comuni confinanti, come Pennabilli.

Elevare il Sasso di Simone, con l’area adiacente necessaria, a “Sito UNESCO”, sarebbe di fatto il traguardo di eventi culturali e naturalistici, ed anche religiosi, che hanno costituito sempre una attrazione di popolazioni nel corso dei millenni. Non è casuale, infatti, che anche il suo nome, secondo studi moderni documentati, deriverebbe dal “dio Semo”, nella religione romana venerato come il “Dio delle vette”, cui seguirono forse eremiti dalmati nell’era cristiana ma certamente vi furono insediamenti benedettini, collegati a Vallombrosa.

Dal punto di vista naturale, il Simone attrasse l’attenzione – per le sue peculiarità, già dei naturalisti del Settecento e del sestinate Vincenzo Loppi, ma rinnovati studi sono stati condotti, a partire dal 1963, da varie Università italiane, a cominciare dalla Università di Firenze e poi da quella di Bologna, mentre artisti e pittori – come il Domenichino – lo hanno ritratto o cantato con una innamorata attenzione, mentre su giornali nazionali e riviste di settore si sono susseguiti altrettanti servizi giornalistici e fotografici.

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