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I corsi d’acqua della collina e il torrente Petreto di Sansepolcro

Idrografia storica e interventi umani sull’assetto del territorio

Le colline che sorgono a nord di Sansepolcro sono solcate da corsi d’acqua che da sempre, sopratutto nei periodi più piovosi, alimentano indirettamente la portata del fiume Tevere. Si tratta perlopiù di rivoli e fossi che nello scendere a valle tendono a unirsi, dando origine a veri e propri torrenti: tra questi si possono ricordare il Fiumicello e il Petreto (chiamato anche Infernaccio), i quali un tempo – come spiegato in un precedente articolo – si ricongiungevano in un unico corso d’acqua in prossimità di dove poi fu realizzato lo Stadio Buitoni. Per contenere il rischio di esondazioni, già prima del XIX secolo il Fiumicello fu deviato più a monte, in maniera tale che non si unisse con il Petreto. Quest’ultimo corso d’acqua è nelle carte storiche quasi sempre indicato in questo modo, mentre in quelle odierne prevale l’idronimo Infernaccio. Ciò si deve probabilmente al fatto che il torrente è generato da due fossi che si unificano nei pressi di Misciano: il primo, più lungo dell’altro, nasce poco sotto Montevicchi (in pratica nei pressi della fontana che si trova lungo la strada) ed è per appunto il Petreto, mentre il secondo, indicato come Infernaccio, si origina più est ad una quota più bassa.

Sui nomi attraverso i quali sono stati storicamente indicati tali corsi d’acqua di Sansepolcro si registra, del resto, una situazione piuttosto “fluida” che non ha mai portato ad una loro identificazione univoca: in merito a ciò basti pensare che lo stesso Infernaccio non solo è spesso segnalato come Petreto, ma addirittura, come si apprende dalle carte del Catasto Generale della Toscana (1825), anche come Asinaccio.

Petreto Infernaccio

La vicinanza del Petreto, il cui nome lascia intendere che per diversi mesi dell’anno il torrente anche in passato appariva pressoché asciutto, è proprio ciò che ha indubbiamente contribuito all’intitolazione della strada che si dirama da via Malatesta: la stessa che poi risale ed esegue una curva, fino ad arrivare – nella sua parte sterrata dove di fatto diviene strada vicinale – ad attraversare l’omonimo torrente.

Prima di passare sotto via Visconti, il Petreto (o Infernaccio) raccoglie le acque del fosso della Castora, un corso d’acqua che dopo essersi originato poco sopra l’omonimo edificio, scende il versante passando poco a est di villa Fatti, per poi costeggiare l’ex-convento dei Cappuccini e quindi giungere in prossimità del cimitero urbano. Dopo la sopra ricordata deviazione del Fiumicello, anche il corso del Petreto tra il 1815 e il 1825 fu modificato: nella “Pianta topografica dell’adiacenze imposte al Torrente Petreto” del 1815 si vede come ancora il torrente seguisse il suo antico tracciato, mentre la carta del Catasto Generale della Toscana del 1825 testimonia che in quell’anno questo fosse già stato dirottato poco a più a ovest. Riguardo ciò è interessante notare che anche nella carta del 1815 è comunque indicata, con una doppia linea tratteggiata, una deviazione che avrebbe proprio dovuto far convergere le acque del Petreto su quello che un tempo è era il rio della Pieve Vecchia, ovvero il corso d’acqua che passava accanto a questo importante edificio religioso che si trovava dove oggi c’è il quartiere Cisa.

Petreto 1815

Il nuovo assetto è poi rimasto in essere fino a quando l’area in questione, a partire dagli anni ‘70 del Novecento, è stata interessata da una massiccia opera di urbanizzazione che ha visto mutare profondamente questa zona di Sansepolcro. In seguito a ciò, per favorire la costruzione di nuovi edifici ed una maggiore funzionalità viaria, nel decennio successivo quasi tutto il torrente Petreto è stato tombato. È così quasi del tutto scomparso dal campo visivo, un corpo idrico che da sempre aveva segnato, con la sua presenza, il paesaggio prima naturale e poi rurale di questa porzione della valle del Tevere.

Petreto prima e dopo

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