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IIS Giovagnoli e Liceo Città di Piero: come si è arrivati alla fusione e cosa succederà ora

Fatti, responsabilità e conseguenze che si legano ad un provvedimento che ridisegna l’offerta scolastica di Sansepolcro e della Valtiberina

La manifestazione di sabato 9 dicembre contro la perdita di autonomia dell’Istituto Giovagnoli

Dopo che la Conferenza Zonale dell’Istruzione della Valtiberina ha deliberato a favore della fusione tra l’Istituto Giovagnoli e il Liceo Città di Piero, l’offerta scolastica di Sansepolcro e del comprensorio toscano si appresta a cambiare sensibilmente: dal prossimo anno, infatti, quelle che fino a qualche anno fa erano le quattro scuole superiori del principale centro valtiberino saranno riunite in un unico grande polo. Prima dunque di provare a prevedere quali conseguenze potrebbe portare tutto ciò, cerchiamo di capire come si è arrivati a questo provvedimento.

Perché una scuola con 186 anni di storia ha perso la propria autonomia

Il dato di partenza è quello che il Giovagnoli, pur essendo da anni riunito in un unico istituto assieme al professionale Buitoni, risulta essere un’istituzione scolastica sottodimensionata, dato che il numero degli alunni (355) si colloca, al momento, al di sotto della soglia che consente di mantenere l’autonomia. Stando ai parametri ufficiali, un esito del genere non poteva che essere piuttosto plausibile anche se non nell’immediato: secondo il Comune di Sansepolcro, i precedenti riscontri della Provincia e della Regione avevano infatti lasciato intendere che per un altro anno la situazione sarebbe rimasta invariata. Poi è successo che con la recente delibera n. 1446 la Giunta Regionale della Toscana ha dovuto recepire le indicazioni del Governo nazionale e procedere alla revoca del precedente atto che, per l’anno 2024-2025, aveva disposto di mantenere inalterato il numero delle istituzioni scolastiche.

La riduzione degli istituti autonomi e il ricorso della Regione Toscana per opporsi ai tagli del Governo

All’origine della perdita dell’autonomia del Giovagnoli c’è dunque un disegno nazionale del Governo che, dopo aver innalzato le soglie di riferimento, entro il 2025 porterà in tutto il Paese a una riduzione di circa 650 istituti. Questo consentirà, secondo il Ministro Valditara, di generare un risparmio che potrebbe essere impiegato sugli organici e sulla riduzione delle cosiddette “classi pollaio”. In pratica il Governo ha dunque declinato in maniera operativa un principio che in effetti è contenuto anche nel PNRR e che sostanzialmente dà questo tipo di indicazione.

Come conseguenza di questo taglio, quando in estate sono stati definiti, su base regionale, i contingenti dei dirigenti scolastici e dei DSGA, la Toscana ha subìto una decurtazione di 15 unità (decreto interministeriale n. 127 del 30 giungo 2023). Contro tale atto la Regione aveva presentato un ricorso aprendo un contenzioso nei confronti del Governo che si è concluso lo scorso 21 novembre in favore di quest’ultimo. Dopo tale esito l’ente regionale ha dunque dovuto rimettere mano sull’offerta precedentemente definita affinché questa potesse recepire il taglio di 15 istituti che l’esecutivo nazionale aveva imposto.

La scelta delle istituzioni scolastiche da accorpare o fondere

A questo punto, sempre a livello regionale, si è dovuto procedere ad individuare le 15 istituzioni scolastiche che avrebbero perso l’autonomia: per fare questo tra la lista di istituti sottodimensionati la scelta è ricaduta su quelle scuole secondarie che, oltre ad avere un numero di iscritti inferiore a quello indicato nei nuovi parametri, non avrebbero potuto beneficiare delle deroghe ancora previste per i comuni montani, isolani e delle aree interne svantaggiate.

Proprio in funzione di quest’ultimo principio sono state escluse dalla selezione le scuole ubicate nei comuni definiti periferici, ovvero situati a più di 40 minuti dai centri che, in virtù dei servizi erogati, sono considerati poli: a seguito dei nuovi criteri adottati durante l’aggiornamento effettuato dal CIPESS (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) Sansepolcro, sulla base dei 39 minuti che lo distanziano da Arezzo, è stato classificato come comune intermedio e non più periferico. In un rinnovato contesto dove altre realtà sono state per la prima volta definite periferiche (come, ad esempio, Cortona che addirittura da comune polo è passato ad essere periferico), il principale centro della Valtiberina è indubbiamente rimasto penalizzato da parametri che si sono soffermati soltanto sul mero tempo di percorrenza in auto, senza minimamente considerare la carenza dei mezzi di trasporto pubblici o i minuti aggiuntivi che si rendono necessari per raggiungere effettivamente i punti di erogazione dei vari servizi.

La classificazione del CIPESS appare pertanto molto discutibile, oltre che beffarda, dato che altri territori considerati periferici, come appunto Cortona, possono indubbiamente poter contare su mezzi di trasporto che invece risultano essere assenti per collegare Arezzo alla Valtiberina (come ad esempio il treno). In definitiva, il fatto che rispetto alle aree interne Sansepolcro sia diventato un comune intermedio e non più periferico, ha definitivamente compromesso la possibilità di beneficiare di una deroga che avrebbe potuto salvaguardare l’autonomia del Giovagnoli.

Le responsabilità degli enti coinvolti nella vicenda

Al netto di questa complessa concatenazione di variabili e tecnicismi, diventa oggettivamente difficile attribuire delle responsabilità. Tuttavia è indubbio che in una situazione del genere è piuttosto inopportuno puntare il dito contro la Regione dato che tale ente ha provato ad opporsi al taglio dei 15 istituti non soltanto con atti amministrativi, ma anche con un’azione giudiziaria.

Similmente si può dire per il Comune di Sansepolcro e per la Conferenza Zonale dell’Istruzione della Valtiberina che non hanno avuto margini per contrapporsi alle indicazioni stringenti diramate dalla Regione ma disposte da Roma. Forse, lo scorso anno, si sarebbe potuto intervenire nel momento in cui il CIPESS ha aggiornato la classificazione dei comuni in base alle aree interne, ma dinamiche di questo tipo non sono certo semplici da seguire, in tempo reale, mentre si compiono.

Al massimo c’è semmai da dire che nonostante l’impossibilità di opporsi ad un verdetto pronunciato dall’alto, la Conferenza Zonale avrebbe comunque potuto pronunciarsi con toni decisamente più critici, così da non svilire le manifestazioni a supporto del Giovagnoli tenutesi nei giorni scorsi e, al contempo, evitare di dare l’impressione che certe decisioni assunte dagli enti sovra-comunali possano essere accettate in maniera supina e incondizionata.

Tuttavia, alla fine di questa vicenda la responsabilità che può essere associata alla perdita di autonomia di una scuola storica del territorio valtiberino è da attribuire principalmente a chi ha assunto, a monte, la decisione di ridurre il numero di istituti nell’intero suolo nazionale, quindi al Governo. Del resto che ciò sia stato fatto per rispettare i principi del PNRR appare abbastanza relativo, dato che anche nel mettere in atto una politica di riduzione della spesa pubblica si sarebbe potuto perlomeno, in maniera collaterale, provvedere a stabilire criteri di salvaguardia meno approssimativi e paradossali rispetto a quelli che, ad esempio, sono stati adoperati dal CIPESS per la classificazione sopra menzionata.

Quale futuro per l’offerta scolastica di Sansepolcro e della Valtiberina

A questo punto, dato che è impossibile tornare su quanto accaduto, che futuro potrebbe prospettarsi per il Giovagnoli-Buitoni e per l’offerta scolastica di Sansepolcro e della Valtiberina? Sostanzialmente gli indirizzi dei vecchi istituti rimarranno in essere, di conseguenza la speranza è che questi possano porsi sotto un unico tetto senza essere condizionati da eventuali logiche di concorrenza interna: in un’ottica futura sarà quindi opportuno mantenere un equilibrio per evitare quello che, in alcuni casi, si è verificato in passato, quando alcuni processi di fusione hanno portato alla progressiva scomparsa di scuole o indirizzi che avevano ormai una comprovata storicità (come è successo, per intendersi, con l’Istituto d’Arte di Anghiari).

Per quanto riguarda gli organici, quello dei docenti non dovrebbe subire variazioni di rilievo (anche se a livello interno alcuni insegnanti potrebbero essere impiegati in più istituti); quello del personale ATA subirà invece un’inevitabile riduzione.

Oltre a tutto ciò, per gestire efficacemente un polo scolastico grande ed articolato che raccoglierà tutti gli istituti secondari di Sansepolcro saranno necessari spazi (anche fisici) di confronto, modalità di interazione e soluzioni di sintesi che possano consentire all’intero territorio valtiberino di mantenere un’offerta formativa che dovrà sapersi evolvere in un’ottica diametralmente opposta a quella della semplificazione che in questi giorni sembra avere avuto il sopravvento.

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