Le quote rosa nelle aziende aretine sono sempre meno. La provincia di Arezzo infatti vanta questo primato negativo relativo alle posizioni lavorative delle donne. I dati fanno riferimento al 2017 e 2018, due annualità messe a confronto e che hanno evidenziato un quadro sfavorevole per le donne del territorio. In provincia di Arezzo nel 2017 il tasso di occupazione femminile era del 63,1%, mentre l’anno successivo è stato registrato fino al 58,1%. Il meno cinque per cento di Arezzo rappresenta la performance peggiore in tutta Italia. La Toscana nel 2018 occupa una quota di donne laureate del 29,6% (6° posto a livello nazionale), mentre la quota percentuale delle imprese femminili giovanili sul totale di quelle femminile registrate nel “granducato” si ferma solo al 10,8%, ovvero 10.349 aziende. Arrivando più a ridosso dei dati attuali nel secondo trimestre 2019 Confartigianto ha registrato 30.981 donne con cariche nelle imprese artigiane: in pratica ogni dieci lavoratori con ruoli di responsabilità, solo due sono di genere femminile. Le proprietarie di aziende si concentrano principalmente nei settori “servizi alla persona”, manifatturiero, e “servizi alle imprese”. In questo quadro, la Toscana è comunque la quinta regione in termini assoluti ad avere più donne con incarichi importanti nel settore artigianale. Su 733.746 lavoratrici femminili registrate in Toscana nel giugno scorso, il 18,7% (ovvero 136.999) sono classificate come “indipendenti”, di cui oltre tre quarti lavoratrici autonome. Serve dunque un’analisi attenta per capire perché se l’andamento regionale è positivo, la provincia aretina rappresenta invece un dato negativo su tutto il panorama nazionale.