San Giustino ricorda la liberazione con un incontro in sala consiliare

Domenica 25 agosto le testimonianze degli storici Alvaro Tacchini e Dino Renato Nardelli

22 Agosto 2024
Lo storico Alvaro Tacchini

Lo storico Alvaro Tacchini

La data è quella del 23 agosto, ma San Giustino ricorderà gli 80 anni dalla liberazione con un secondo appuntamento (dopo la deposizione delle corone di domenica 18 agosto) in programma domenica 25 nella sala del consiglio comunale. Per le ore 10 è stato fissato l’incontro con gli storici Alvaro Tacchini e Dino Renato Nardelli, che racconteranno la guerra, le stragi e la lotta partigiana nel territorio altotiberino. Previsti anche gli interventi del sindaco Stefano Veschi; della presidente dell’Anpi sangiustinese, Mari Franceschini e dell’archivista Laura Giangamboni, mentre il ruolo di coordinatore e moderatore è affidato al consigliere comunale Carlo Pieracci.

Stando agli eventi di quella estate del 1944, la liberazione di San Giustino avrebbe dovuto essere anticipata di quasi un mese, come racconta il professor Alvaro Tacchini nel suo “Storia tifernate e altro”, ricordando che la sera del 28 luglio era divenuta quasi imminente a seguito della ritirata dei tedeschi dalla linea Afra-Tevere. Invece, il fronte bellico si fermò con le prime linee anglo-indiane posizionate a metà strada fra Sansepolcro e la frazione Trebbio e al di là del Tevere. Nel programma degli alleati c’era il concentramento delle truppe nella zona di Anghiari per sferrare l’attacco all’Alpe di Catenaia, mentre alle truppe corazzate del 12esimo Royal Lancers, schierate a est del Tevere, era stato assegnato il compito di protezione del lato destro della 10° divisione indiana.

Lo conferma il “Diario di guerra”, laddove si parla di “protezione dei fianchi e di triangolo geografico con il vertice a Città di Castello, un lato sul Tevere e l’altro sulla strada Città di Castello-Belvedere-Apecchio”. I tedeschi, non avvertendo pressioni eccessive, riuscirono così a lasciare gli ultimi forti segni e il 3 agosto lasciarono Sansepolcro, piazzando le loro artiglierie sulle colline che sovrastano la città. Il giorno seguente, furono gli abitanti del Borgo a portare al 12esimo Royal Lancers la notizia dell’abbandono della città e della vicina San Giustino da parte dei tedeschi. Un violento acquazzone si abbattè sulla valle, al punto tale da bloccare le operazioni militari: i carri armati rimanevano impantanati e le piene di fiumi e torrenti travolsero alcuni ponti costruiti dagli alleati. Ciononostante, il 5 agosto lo squadrone A del 12esimo Lancers – in fase di verifica sull’attendibilità delle notizie ricevute – oltrepassò il corso del torrente Selci e alle 13 fece ingresso a San Giustino per poi arrivare a Sansepolcro alle 14.45.

Il “Diario di guerra” specifica che Sansepolcro era già libera dai tedeschi, me che c’era anche un cannone che continuava a bombardare la città. I militari britannici si muovevano con prudenza per cercare di schivare mine e altre trappole letali e il giorno successivo, 6 agosto, lo squadrone A del 12esimo Lancers tornò di nuovo a San Giustino alle 13.25 con altri reparti, senza però riuscire a raggiungere Sansepolcro perché vi erano mine sparpagliate e c’era un grande cratere che bloccava la strada. I carri armati erano nel frattempo approdati a Celalba e i tedeschi bombardavano Lama.

Per alcuni giorni, questa rimase la situazione di fondo, con i tedeschi sulla difensiva; reparti dei Lancers entrarono a Gricignano di Sansepolcro il 10 agosto e l’11 si avvicinarono a Cospaia per rendersi conto del fatto che il terreno non fosse quello adatto per i carri armati. E l’abbondante pioggia caduta nella nottata non era stata di certo favorevole per i mezzi corazzati. E fu in questi giorni che si verificarono gli episodi già commemorati: il 12 agosto, la fucilazione a Ca’ di Ghezzi di Ortensio Gabrielli, l’81enne che si era rifiutato di lasciare la propria casa; il 18 agosto, l’uccisione al Roccolo di Pasquale Crociani e la bomba che sfondò la casa nella quale vivevano Arturo Bà e la figlia Alma, morti assieme a Mario Quartucci e ad Antonia Comanducci.         

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Domenica 25 agosto le testimonianze degli storici Alvaro Tacchini e Dino Renato Nardelli