Sansepolcro e Cesenatico, il 1944 e le torri che non ci sono più
La distruzione di due simboli cittadini provocata dai tedeschi in ritirata
Le torri di Sansepolcro (a sinistra) e Cesenatico
Cosa hanno in comune Sansepolcro e Cesenatico? Apparentemente davvero poco, se si esclude quel radicato legame estivo che annualmente si realizza per il tramite dei tanti valtiberini che si dirigono, per svago o vacanza, verso la Riviera Romagnola; un immancabile flusso che, in direzione sud-nord, ripercorre un tratto significativo dell’E45 fino al punto in cui il profilo paesaggistico degli appennini sfuma nell’orizzonte piatto che accompagna verso il mare.
Cesenatico è semplicemente una delle prime località balneari per gli abitanti più orientali della Toscana. Sarebbe difficile aggiungere altro, se non fosse per un triste destino comune che si è abbattuto in entrambe queste città nel 1944. Fino a quell’anno sia Sansepolcro che Cesenatico avevano due antiche torri che contribuivano a definire l’identità di entrambe: la torre di Berta per la città toscana e la torre Malatestiana per quella romagnola. Le due strutture presentavano alcune importanti affinità, visto che erano storicamente quasi coeve e che, scagliandosi verso l’alto, sovrintendevano a una vocazione culturale che era capace di rivelare ciò che questi due luoghi erano stati durante il medioevo.
La torre di Cesenatico fu costruita come parte centrale di una fortificazione all’inizio del 1300, quindi circa un secolo dopo quella di Sansepolcro, così da garantire una difesa a quello che era il porto di Cesena. Dopo essere stata più volte danneggiata e ricostruita, nel 1382 la struttura entrò tra i possedimenti dei Malatesta: in questo particolare momento storico, quindi, Cesenatico e Sansepolcro furono amministrate dalla stessa casata, dato che al tempo anche la città valtiberina si trovava sotto tale dominio.
Durante il periodo napoleonico i bastioni che, con una forma triangolare, circondavano la torre furono abbattuti e i materiali da essi ricavati vennero impiegati per costruire un fortino sul lungomare. La linea di costa era del resto avanzata di qualche centinaia di metri rispetto al XIV secolo, pertanto la fortificazione, essendo rimasta troppo nell’entroterra, non riusciva più ad assolvere efficacemente alla funzione per la quale era stata progettata; proprio per questo motivo già alla fine del 1500 fu eretta un’altra torre, torre Pretoria, in prossimità del mare (distrutta anch’essa durante le guerre napoleoniche).
Ad incrementare la suggestione e il valore identitario della torre Malatestiana contribuì anche il fatto che nel 1502 Leonardo da Vinci probabilmente disegnò le carte del porto di Cesenatico proprio utilizzando la vista che l’altezza della struttura offriva.
Così come avvenuto a Sansepolcro con la torre di Berta, anche l’architettura simbolo del comune romagnolo è stata cancellata dall’irruenza distruttiva della Seconda Guerra Mondiale: nell’ottobre del 1944, infatti, l’esercito tedesco in ritirata imbottì di esplosivo l’interno della fortificazione e la fece saltare in aria. Qualcosa di molto simile era successo poco tempo prima a Sansepolcro, quando – il 31 luglio dello stesso anno – anche la torre di Berta fu distrutta in maniera e circostanza analoghe. Due comuni italiani, uno posto a sud e l’altro a nord della Linea Gotica, subirono dunque lo stesso tipo di sfregio: quello di vedere andare in frantumi un elemento architettonico in cui la popolazione locale si riconosceva e, per certi versi, si identificava.
Analogo è stato anche tutto quello che è venuto dopo, ovvero un processo che ha visto prima rimuovere le macerie, per poi alimentare ciclicamente dibattiti su progetti di ipotetica ricostruzione, senza che però questi siano mai riusciti a collocarsi, almeno per ora, su una reale prospettiva di fattibilità: in otto decenni a Sansepolcro ci sono stati diversi momenti in cui si è parlato di ciò, anche se da qualche tempo sembra stia prevalendo l’idea di dover ormai convivere con l’assenza di questo simbolo. A Cesenatico è, invece, sopratutto negli ultimi anni che ha iniziato a prendere corpo l’idea di ridonare alla città la sua antica torre: all’inizio dello scorso decennio iniziò addirittura a definirsi una possibile partnership per raggiungere questo obiettivo, anche se poi il tutto sembrerebbe essersi fermato. Attorno a questo pezzo di patrimonio perduto rimane tuttavia un grande interesse e ciò, probabilmente si deve anche al fatto che l’area attorno a cui sorgeva la fortificazione è stata scavata e studiata all’inizio degli anni 2000. Dal lavoro effettuato sono emerse testimonianze storiche persino precedenti a quelle della torre, riportando in luce un’area di rilevante interesse archeologico. All’interno di questa rimangono ben visibili le fondamenta dell’architettura che i tedeschi fecero saltare: a differenza di Sansepolcro, quindi, a Cesenatico si può perlomeno individuare un dettaglio materiale che in piazza torre di Berta non è invece più visibile né, a quanto pare, recuperabile.
Rispetto al comune pierfrancescano c’è anche un altro elemento che, per certi versi, quello adriatico sembra, seppur in chiave prettamente moderna, da tempo avere già recuperato: si tratta del grattacielo Marinella che, con i suoi 118 metri, dal 1958 ha restituito alla città un nuovo elemento verticale che subito è diventato il suo simbolo, rimpiazzando quello storico di un tempo che da ormai 80 anni non è più visibile.