Il grande entusiasmo che fino ad oggi aveva accompagnato il progetto di candidatura dell’Alta Valle del Tevere a Capitale Italiana della Cultura 2026 ha dovuto oggi fare i conti con l’amaro responso della commissione esaminatrice. Dopo un attento esame delle 16 proposte inoltrate al Ministero della Cultura, la giuria ha selezionato i 10 progetti finalisti, lasciando fuori il progetto presentato inizialmente dall’Unione dei Comuni della Valtiberina toscana e successivamente esteso all’Altotevere umbro, per un totale di 15 comuni coinvolti.
A margine della notizia, sono arrivate le prime reazioni a caldo da parte di coloro che in questi mesi hanno investito tempo ed energie per il buon esito dell’iniziativa. Il sindaco di Anghiari e presidente della Provincia di Arezzo Alessandro Polcri, ideatore e figura di riferimento del progetto di candidatura, ha espresso il proprio rammarico per non aver centrato l’obiettivo, evidenziando al tempo stesso gli aspetti positivi scaturiti attraverso le attività portate avanti da luglio ad oggi.
“Possiamo comunque dire di aver ottenuto un grande risultato, e cioè quello di aver messo insieme i 15 comuni del tratto umbro e del tratto toscano che per la prima volta si sono posti come un’unica identità. Quello che rimane è un modus operandi che resterà valido anche per i prossimi anni. Il messaggio che voglio lanciare oggi – aggiunge Polcri – è quello di trasformare questo comitato in una conferenza permanente: le sfide dei prossimi anni possono essere centrate solo con una visione comune. Gli asset su cui ragionare sono tanti, dobbiamo essere capaci di andare oltre i singoli interessi e ragionare come un vero e proprio territorio unitario”.
Altra figura di riferimento nel percorso di candidatura della comunità altotiberina è Luca Ricci, che in questi mesi ha avuto mandato di coordinare le varie attività del comitato. “Ci siamo impegnati in tanti perché il risultato fosse diverso, sapevamo che essere eletti capitale era quasi impossibile, ma ci sembrava che l’obiettivo di arrivare tra i dieci finalisti fosse alla nostra portata – ha sottolineato Ricci – Questo avrebbe attivato una serie ancora maggiore di energie che sarebbero state funzionali anche a costruire una visione del territorio e anche a rinforzare un senso di appartenenza. Purtroppo non è andata così. Proviamo ora a non buttare via tutto questo percorso comune, soprattutto nella relazione tra parte Umbra e parte Toscana nonché nella ‘centralità’ che la cultura può avere nel determinare un processo d’area”.