Costruire una comunità si può fare solo insieme. Sabato 16 novembre si è svolto presso il Castello di Caprese Michelangelo, precisamente nella gipsoteca, l’evento Una comunità che accoglie, realizzato dalla comunità di San Lorenzo insieme alla Libera Università dell’Autobiografia.
Sembra strano, ma da otto anni nel piccolo Comune montano di Caprese esiste un centro di accoglienza per persone migranti. Un luogo che ormai è diventato una piccola comunità, dove si incontrano persone diverse per origine, età, genere e cultura. Eppure, molti non ne conoscono nemmeno l’esistenza. Forse perché dei centri di accoglienza si parla prevalentemente quando ci sono problemi nelle grandi strutture e non quando una piccola realtà raggiunge risultati positivi. Zenzano si può vedere arrivando a Caprese da Anghiari, prima di entrare nel paese. In questo luogo, secondo la storia, dentro la cappella, è conservato un grande masso dalla forma peculiare: su questa pietra, infatti, si sarebbe appoggiato San Francesco per riposare, lasciandovi così la propria impronta.
L’evento svoltosi nel Museo Casa Natale aveva l’obiettivo di celebrare proprio il successo di questo progetto, e per farlo si è utilizzato un metodo originale: quello del racconto biografico narrato da terzi. La Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, grazie al sapiente lavoro di Andrea Merendelli, Simona Garbarino e Sara Moretti, si è occupata di ricostruire la testimonianza sia degli ospiti della struttura (persone migranti che sono arrivate in Italia dopo esperienze atroci), cittadini di Caprese e operatori della cooperativa San Lorenzo. Questo con l’intento di dire che l’accoglienza e l’integrazione possono essere realizzate solo con il contributo di tutti.
Racconti di Laura Cangi (operatrice della struttura), Gabriele Fiori (assessore alla Cultura), Chiara Locci, Claudio Baroni (ex Sindaco) e altre persone di Caprese si intrecciano con le testimonianze di due persone migranti ospiti della residenza di Zenzano per testimoniare come questa esperienza umana sia stata un collante per tutto questo Comune.
Inizialmente visti con sospetto e con sguardo giudicante, i migranti sono diventati parte integrante della comunità costruendo relazioni e lavorando nelle aziende locali.
Lo spettacolo tenutosi nella Rocca di Caprese sabato pomeriggio è stato la restituzione di questo lungo lavoro di “colloqui biografici”, come li ha definiti la consigliera della Libera Università dell’Autobiografia Sara Moretti:
“Il titolo che abbiamo scelto per la raccolta di testi che compongono questo reading è ‘La geografia non aiuta ma piano piano ci si fa’, che è una frase di Laura Cangi della cooperativa San Lorenzo. Il nostro compito è quello di fare ricerca biografica e in questo caso specifico siamo partiti dalla domanda: ‘Come si può costruire l’accoglienza?’. La cooperativa San Lorenzo, coordinata da Laura e Mirco Mocarli, voleva raccontare la sua storia e il suo operato e quindi abbiamo iniziato a realizzare dei colloqui biografici grazie all’aiuto di Laura che ha fatto da mediatrice”.
Moretti ha poi proseguito: “Le interviste sono state realizzate dai corsisti del terzo anno della Scuola di Scrittura Autobiografica e Biografica di Anghiari. Loro sono venuti a Zenzano, hanno ascoltato le storie, le hanno trascritte e in seguito le hanno fatte rileggere alle persone che si sono raccontate. Si tratta di una scelta pedagogica: le persone devono riconoscersi nelle parole che vengono scritte da altri su di loro”.
A leggere le storie sono state le stesse persone che le hanno scritte: Maria Bartolomeoli, Luciana Ceccarelli, Luciana D’Agosta, Ilaria Galimberti, Silvia Falugiani, Fabio Noferini, Giuseppina Rumori, Catia Stazio.
La resa scenica necessitava di un passaggio in più. “Le storie sono state poi selezionate da Andrea Merendelli e Simona Garbarino e sono state adattate per diventare un racconto corale – ha spiegato Sara Moretti –. Nessuna testimonianza è stata scartata, ma si è cercato di scegliere i passaggi più interessanti per svolgere una lettura pubblica”.
Ma come può una tale realtà essere attiva in un centro lontano dalle grandi città e così piccolo e spopolato?
A spiegarlo è proprio il presidente della comunità di San Lorenzo Mirco Mocarli: “La nostra idea è quella di raccontare un’esperienza di otto anni di accoglienza. Io credo che dobbiamo ringraziare una comunità consapevole come quella di Caprese, che ha potuto permettere questa esperienza tanto positiva. Attualmente Zenzano ospita 25 persone nella struttura e nel corso degli anni si sono avvicendati oltre un centinaio di migranti, cosa che non sarebbe stata possibile senza l’aiuto e il sostegno di tutta la comunità”.
L’evento, partecipatissimo con oltre cinquanta spettatori, è stato un momento di grande raccoglimento per tutta la comunità, un modo per costruire insieme una storia condivisa. Perché “la geografia non aiuta, ma piano piano ci si fa”.