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Sansepolcro celebra gli 800 anni dalla morte di San Francesco

In vista del 2026 è nato un comitato presieduto da monsignor Giancarlo Rapaccini: “Forte il legame fra il santo e la vallata”

Da sinistra Ilaria Lorenzini, Francesca Mercati, Giovanni Tricca e don Giancarlo Rapaccini

Con un paio di anni di anticipo sul 2026, anno dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, a Sansepolcro si è formato un apposito comitato per le celebrazioni che ha per presidente monsignor Giancarlo Rapaccini, parroco della concattedrale biturgense, affiancato da Giovanni Tricca, presidente dell’associazione “I Cammini di Francesco in Toscana”, anche se si tratta di un qualcosa di staccato rispetto ai Cammini stessi.

Ieri la presentazione in vescovado: c’erano anche gli assessori Francesca Mercati di Sansepolcro e Ilaria Lorenzini di Anghiari. Perché questo comitato? Perché semplicemente la figura di San Francesco è inscindibilmente legata a Sansepolcro e alla Valtiberina. “Il “serafico” è stato qui, ha tenuto una predica davanti alla cattedrale – ricorda monsignor Rapaccini – e quindi ritenevamo di dover valorizzare la sua vita e la sua presenza nel nostro territorio. Abbiamo pensato di coinvolgere tutte le associazioni culturali e sociali per varare il programma che oggi presentiamo e creare un evento che possa entrare nel cuore di tutti coloro che risiedono a Sansepolcro, anche se quella di San Francesco è una figura da sempre amata”.

Di testimonianze tangibili ve ne sono diverse: l’eremo di Montecasale, la chiesa a lui intitolata (che è la più antica di tutte quelle francescane), la chiesina di San Lazzaro e poi ad Anghiari il convento della Croce e la reliquia del saio che donò al conte Alberto nel castello di Montauto. Non dimenticando l’eremo della Casella a Caprese Michelangelo e le due croci, l’una ad Anghiari e l’altra a Montecasale, che si “guardano” pur essendo poste a 12 chilometri di distanza in linea d’aria.

Una lettura turistico-religiosa di questo anniversario, come confermato dalle parole di Tricca: “Credo che si possano ottenere importanti risultati – ha detto – e mi auguro che possa diventare realtà il sogno di tutti, quello di recuperare il chiostro della chiesa di San Francesco, agibile ma da decenni ancora nelle stesse condizioni, perché diventi l’hub dei Cammini e il punto di riferimento straordinario al centro della città. Accanto a questo, vi saranno interventi sulla formazione e sul lavoro (insegnando quel mestiere che “rende liberi”) e sull’economia, perché proprio i francescani hanno inventato i monti di pietà, antesignani delle odierne banche”.

Un altro obiettivo è quello di poter agire sul polittico del Sassetta, che era conservato nella chiesa di San Francesco e che oggi è in parte di proprietà dell’Università di Harvard. “Sarebbe bello se riuscissimo a ricostruire questa immagine del Sassetta – ha concluso Tricca – dove peraltro vi sono elementi dedicati al Beato Ranieri che si trovano al Louvre. Un’altra opera sparsa per il mondo che meriterebbe attenzione, perché è una fra le più belle del Rinascimento italiano”.     

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