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Venus, la musica oltre i confini di genere del tempo

Ruben Marzà, sassofonista di Sansepolcro, è coautore del progetto tra il classico e il pop

Un brano al dì là del tempo, dello spazio e del genere (non solo musicale). Venus, singolo rilasciato in ottobre, è un prodotto musicale decisamente atipico. Non solo per il panorama della musica pop cui tutti siamo avvezzi, ma anche per i canoni della musica classica, dove le forme di espressione, per quanto codificate, sono molto più poliedriche.

La canzone, ideata dal compositore Andrea Benedetti e arrangiata insieme con il musicista di Sansepolcro Ruben Marzà, classe 1993, utilizza elementi musicali che provengono da mondi ed epoche diverse, tra cui due sassofoni, suonati grazie ad un programma di elaborazione elettronica, e un clavicembalo.

L’idea, ci spiega il sassofonista Ruben, è proprio quella di provare a rinnovare le forme espressive della musica classica: “Lavorando al brano abbiamo pensato che non fosse sufficiente fermarci solo alla partitura scritta. Normalmente si lavora così, ma poi il risultato massimo è quella poterla eseguire dal vivo alcune volte prima di metterla da parte. Io e Andrea volevamo realizzare un prodotto multimediale che parlasse al nostro tempo e ci siamo accordati sul formato del videoclip, per creare un dialogo con le forme della musica pop. Intendevamo trovare un’idea per rappresentare la musica che non fosse semplicemente la ripresa video di una nostra performance mentre suoniamo, ma fosse qualcosa di più”.

Venus, in effetti, è un lavoro che è in grado di porre in relazione i linguaggi della classica e del pop, le arti musicali con quelle visive videoclip, ma si tratta soprattutto di una riflessione concettuale. Il pezzo ruota intorno al tema del bello, dell’estetica, dei confini. Caratteristiche spesso sfuggenti, ma che sono allo stesso tempo eterne e universali.

Per dare un’immagine ai suoni, il duo si è rivolto a Lavinia Andreini, giovane e talentuosa regista lucchese di origini croate, la quale ha contribuito a dare vita al concept visivo della clip, che si muove tra Pop Art e Surrealismo.

Il video riprende il modello Huai Zhou, incarnazione di una bellezza androgina e globale, che si muove tra i simboli di un mondo dominato dalle tendenze e dalla mercificazione, in dialogo con i sax e l’elettronica curata da Suite Ohm Studio. A completare il tutto, hanno dato il loro supporto Alessandro Rizzello, direttore della fotografia, e il make-up artist Tommaso Paolicchi.

Il crossover è anche attraverso le epoche: il fulcro della narrazione è la lettura del testo omerico Inno a Venere, quinto testo della raccolta di canti dedicati alle divinità greche, scritta intorno al VII secolo a.C. e attribuita all’autore dell’Iliade. Qui l’inno si fa voce narrante ma anche straniante, capace di porre interrogativi profondi sulla natura della bellezza, ma a fargli da contraltare è la citazione di un brano barocco, sempre dedicato alla dea greca dell’amore, intitolato Your Shining Eyes, scritto dal compositore inglese Thomas Bateson all’inizio del XVII secolo.

Sulla genesi dell’opera, Ruben racconta che si è trattato di un felice incontro di menti: “Andrea è un grande appassionato di Pop Art e quindi aveva molte suggestioni per il videoclip. Il risultato finale è sicuramente merito di Lavinia, che è stata eccezionale e inoltre ha vinto di recente un premio al Festival di Cannes. Lei, tra l’altro, aveva da poco girato un corto intitolato proprio Pursuit of beauty, che ci sembrava perfettamente in tema con quello che volevamo realizzare”.

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Lavinia Andreini

Il sassofonista ha aggiunto sorridendo: “È stato molto bello lavorare a questo videoclip. Guardare Andrea e Lavinia parlare è stato stupendo, me ne stavo con i popcorn in mano a godermi lo spettacolo”.

Un progetto dall’online all’offline. Ruben non esclude la possibilità di portare Venus dal vivo: “Io e Andrea abbiamo pensato che sarebbe molto bello portare il brano in concerto, ma come per il discorso del video, vogliamo che sia una cosa multimediale originale. Suonare dal vivo richiederebbe di rivedere il pezzo perché ci sono due sax suonati con elaborazione elettronica, quindi, stiamo pensando proporlo magari con due esecutori. Vorremmo che fosse in dialogo anche con altre arti performative, quindi con l’ausilio di luci, balli, ma penseremo anche a questo. Inoltre, vorremmo espandere anche l’idea del videoclip legata alla bellezza ‘non convenzionale’: Huai Zhou ci ha colpito molto come protagonista proprio per i suoi tratti sia maschili che femminili, i suoi lineamenti sia orientali che occidentali”.

Sull’idea di portare il progetto in Valtiberina, Marzà si dice molto speranzoso: “Sarebbe stupendo portare Venus anche nel luogo da cui vengo. Speriamo di riuscirci nel prossimo futuro”.

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