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La Corte dei Conti boccia la multiutility toscana nata per la gestione di acqua, rifiuti e gas

Per la Sezione Regionale di Controllo la titolarità di reti, impianti e altre dotazioni patrimoniali deve rimanere in capo a una società interamente pubblica

La presentazione della multiutility lo scorso gennaio a Firenze (immagine Toscana Media)

In questi giorni torridi un fronte perturbato sembra in procinto di abbattersi sulla multiutility toscana che è stata costituita nei mesi scorsi per gestire congiuntamente il servizio idrico, i rifiuti e il gas. Con la deliberazione n. 159 del 2023 la Sezione Regionale di Controllo per la Toscana della Corte dei Conti ha infatti risposto ad una richiesta di parere che il Sindaco di Loro Ciuffenna, Moreno Botti, aveva inoltrato lo scorso giugno: richiamandosi al principio che gli enti locali non possono cedere beni demaniali a soggetti terzi ma soltanto, eventualmente, a società a capitale interamente pubblico, Botti aveva chiesto se queste ultime “possano concorrere a processi di fusione per incorporazione o se a ciò osti la demanialità delle reti e la sancita inalienabilità delle stesse”.

In altre parole – proiettandosi indirettamente su quello che anche in altre aree della Toscana potrebbe essere il futuro modello di gestione dell’acqua, dei rifiuti e del gas – la domanda era finalizzata a capire se i processi di fusione che hanno portato alla nascita della multiutility toscana vìolino o meno le vigenti disposizioni normative che tutelano e garantiscono il pubblico accesso a servizi essenziali.

La risposta della Sezione Regionale di Controllo per la Toscana ha quindi chiarito e confermato che “qualora uno o più enti locali abbiano conferito la proprietà di dotazioni patrimoniali essenziali alla gestione del servizio pubblico locale ad una società a capitale interamente pubblico che è incedibile, tale società può poi essere interessata a operazioni di fusione societaria purché all’esito della fusione resti assicurata la titolarità di reti, impianti ed altre dotazioni patrimoniali in capo ad una società a capitale interamente pubblico”.

Quanto affermato dalla Corte ha prontamente suscitato la reazione del Coordinamento delle Associazioni No Multiutility, il quale a mezzo stampa ha evidenziato che nell’ambito della costituzione della holding toscana il trasferimento dell’intero patrimonio di Consiag Spa (gestore di acqua e gas nelle province di Firenze, Prato e Pistoia) all’interno di Alia Servizi Ambientali Spa (gestore dei rifiuti nella stessa area) con la relativa apertura a soci privati e la successiva quotazione in borsa vìola palesemente l’inalienabilità di certi beni demaniali. Il riscontro pervenuto sarebbe dunque la riprova del fatto che la natura e gli intenti di una multiutility quotata in borsa non convergono con l’interesse comune di tutelare il patrimonio pubblico e i beni di utilità collettiva.

Il Coordinamento si chiede inoltre come sia possibile che, nonostante gli appelli accorati dei cittadini, dei comitati e delle associazioni che da mesi stanno denunciando le criticità della multiutility, molti amministratori abbiano sostenuto un’operazione che potrebbe esporli anche al rischio di un potenziale danno erariale nei confronti dei comuni che rappresentano. In relazione a ciò si ricorda che in più di 40 consigli comunali sono state presentate mozioni, respinte poi in maniera pressoché sistematica, che invitavano ad approfondire proprio l’aspetto controverso del passaggio di infrastrutture e impianti, oltre che quello più globale del progetto della multiutility.

In definitiva, pur essendo soltanto un parere, la deliberazione della Corte dei Conti non potrà essere ignorata in quei territori, come quello aretino, in cui ancora non sono state assunte decisioni irreversibili sulla gestione futura di certi servizi essenziali.

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