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“Un nuovo modo di pensare le nostre esistenze”

In un saggio di Alessandra Cenci la sfida dell'economia circolare al disastro ecologico

Alessandra Cenci, Economia circolare (Villaggio Maori, 2022)

È stato recentemente pubblicato da Villaggio Maori un saggio che amplia la tesi di laurea della ricercatrice anghiarese, specializzata in comunicazione ambientale, Alessandra Cenci. Il volume si intitola Economia circolare. Come sostenere il futuro del nostro pianeta: partendo dall’individuazione degli effetti distruttivi del sistema economico fondato sul modello lineare (quello che funziona, cioè, attraverso approvvigionamento di materie prime, produzione, utilizzo e scarto), l’autrice analizza “un approccio più sostenibile, in armonia con le risorse che il pianeta mette a disposizione”. È appunto il modello circolare, rispetto a cui vengono presentate considerazioni teoriche avanzate e promettenti, sottolineando tuttavia come l’applicazione pratica non riesca per ora ad avere lo stesso passo.

Il superamento del radicato modello lineare, infatti, richiede “un nuovo modo di pensare le nostre esistenze” e “un cambio di prospettiva economica, ma anche e soprattutto sociale e culturale”. Sarà dunque possibile solo se tutti gli attori del sistema sapranno mobilitarsi adeguatamente: le istituzioni tramite interventi di carattere normativo; i singoli cittadini e le associazioni con scelte consapevoli che orientino il mercato; le imprese – che secondo l’autrice rivestono il ruolo “più delicato” – con l’elaborazione di “nuove e inedite strategie di business”.

Il testo mette in evidenza come il vecchio modello sorto con la Rivoluzione industriale, a fronte di effetti positivi sulla qualità della vita proseguiti fino a qualche decennio fa, abbia determinato un impatto fortissimo dell’uomo sul pianeta, “tale da coinvolgere il clima, l’ambiente, la sicurezza alimentare, la salute umana e degli interi ecosistemi”. Con la logica del mercato che “permea ogni aspetto della nostra vita”, il controllo psicologico delle società industriali sui consumatori grazie ai mezzi di comunicazione, la crescita del Pil che continua ad essere l’obiettivo principale degli Stati, la forte accelerazione alle politiche neoliberiste imposta dalla globalizzazione, si è ormai arrivati “sull’orlo del precipizio”.

Ecco allora l’esigenza di un approccio circolare in grado di prendere esempio dalla natura, che funziona a cicli chiusi e non produce spreco, visto che tutto ciò che è prodotto viene riutilizzato in una fase successiva. L’autrice, ripercorrendo la storia del pensiero circolare, ne mette in evidenza i presupposti teorici e gli obiettivi in termini di salvaguardia delle risorse, salvaguardia dell’ambiente ed effetti dal punto di vista sociale.

Si arrivano quindi ad individuare le necessarie strategie d’impresa che garantiscano innovazione di prodotto, innovazione di processo e innovazione dei modelli di business, puntando l’attenzione su concetti quali la circolarità degli approvvigionamenti, il recupero e il riciclo, l’estensione del ciclo di vita del prodotto, la concezione del prodotto come servizio, la condivisione dei beni.

In quest’ottica non mancano gli esempi di imprese virtuose, tra le quali nel saggio vengono esaminate l’azienda leader mondiale dei macchinari da costruzione Caterpillar, sviluppatasi secondo il modello lineare ma “in grado di comprendere per tempo i cambiamenti in atto”, e l’impresa chimica italiana Novamont, sorta invece sulla base delle considerazioni teoriche relative alla sostenibilità. Due casi molto diversi tra loro che dimostrano, secondo l’autrice, come “il modello circolare non sia penalizzante per le imprese, ma anzi se affrontato in modo giusto sia altrettanto in grado di generare ricchezza”.

Resta tuttavia l’elemento di criticità dovuto alla lentezza con cui sta avvenendo la transizione al modello circolare, mentre “nella corsa contro il tempo del disastro ecologico” sarebbe necessaria una maggiore rapidità, per non correre il rischio di vanificare tutti gli sforzi. “La strada appare tracciata”, è pertanto la conclusione del saggio, ma servono “un po’ di coraggio e consapevolezza in più”.

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