Quattro comuni della Valtiberina toscana al voto: sindaci uscenti in pole position

Lo scenario in vista delle elezioni amministrative a Pieve Santo Stefano, Monterchi, Badia Tedalda e Sestino

Sono quattro i Comuni della Valtiberina Toscana che l’8 e il 9 giugno prossimi torneranno alle urne per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale. Sansepolcro e Anghiari lo hanno fatto nel 2021, Caprese Michelangelo nel 2023 e ora tocca a tutti gli altri, dove peraltro si respira aria di conferme a livello di candidature dei sindaci uscenti. In due casi, Pieve San Stefano e Sestino, i primi cittadini in carica punterebbero al bis; nei restanti due, Monterchi e Badia Tedalda, sarebbe in palio il terzo mandato.

Marcelli verso una nuova candidatura

Cominciamo da Pieve Santo Stefano, il principale dei quattro per numero di abitanti; l’investitura di Claudio Marcelli appare automatica, per non dire scontata: i 19 anni trascorsi come vice di Albano Bragagni lo hanno adeguatamente preparato alla conoscenza dei meccanismi della pubblica amministrazione, per cui il passaggio di consegne avvenuto nel 2019 ha trovato un Marcelli già “formato” per ricoprire il ruolo di primo cittadino. Il primo mandato, caratterizzato inevitabilmente anche per lui da un passaggio del Covid-19 che ha saputo ben gestire, è proseguito con l’operazione del Pnrr (2 milioni di euro di risorse assieme a Badia Tedalda) e quasi in dirittura di arrivo della legislatura si è sbloccata la questione legata al ripristino della vecchia statale 3 bis con la prima tranche di soldi per l’inizio dei lavori. È stato il versante sul quale Marcelli non ha mai mollato, seppure con l’ausilio dei colleghi del vicinato.

Sul piano culturale, il paese è cresciuto in misura sensibile: gli eventi cominciano a coprire l’intero arco dell’anno e l’ingresso della Regione Toscana nella Fondazione Archivio Diaristico Nazionale è stata una mossa forte anche dal punto di vista politico. Marcelli è alla guida di una macchina oliata da un bel po’ di tempo, grazie anche alla compattezza di una squadra che può vantare componenti oramai esperti. Poi, vi potranno essere piccoli quanto fisiologici movimenti: in fondo, ogni volta vengono alla ribalta giovani interessanti gradualmente inseriti nel gruppo con l’obiettivo di garantire il ricambio generazionale e anche chi dovesse decidere di uscire, perché magari ha già svolto più mandati, rimarrebbe comunque a disposizione per dare una mano.

Dall’altra parte, cosa sta succedendo? Il centrosinistra è rappresentato da “Pieve in Comune”, il movimento che cinque anni fa aveva candidato Giacomo Benedetti, e sui banchi dell’opposizione siede anche il “battitore libero” Guido Galletti, alla testa di “Azione Comune Pieve”. Al momento, tutto sembra fermo (mancano quattro mesi e mezzo all’appuntamento), ma crediamo che, alla fine, almeno un candidato e una lista ci saranno, fermo restando che non sarà facile tenere testa a Marcelli. Ne va della qualità del dibattito e anche di una tradizione politica che Pieve ha sempre avuto nel centrosinistra.

Romanelli tenta il tris

Passando a Monterchi, è già ufficiale la disponibilità data da Alfredo Romanelli (al momento anche presidente dell’Unione dei Comuni) a provarci per la terza volta in un Comune della Valcerfone nel quale il centrodestra è al governo da venti anni esatti: l’ultimo sindaco di centrosinistra è stato Gabriele Severi, battuto nel 2004 da Massimo Boncompagni e poi nel 2014 dallo stesso Romanelli, trionfatore netto nel 2019 con quasi il 70% dei consensi. I lavori pubblici, la riapertura del teatro, la sistemazione della piccola vallata dal punto di vista della sicurezza idrogeologica sono componenti che giocano a suo favore, anche se il grande obiettivo che Romanelli insegue con l’intento di raggiungerlo in maniera definitiva è quello della collocazione definitiva della Madonna del Parto.

Da quasi due anni, è in atto una sorta di braccio di ferro alimentato dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha imposto il ritorno del capolavoro di Piero della Francesca nella chiesina di Momentana, dove però non vi sono più le necessarie condizioni nemmeno dal punto di vista logistico. Romanelli e la stessa comunità di cui è primo cittadino sono di altro avviso e quindi lui stesso dovrà farsi “condottiero” di una battaglia con ministero e soprintendenza per far valere le ragioni di Monterchi e dell’opera che è simbolo e patrimonio del paese. Molto probabile l’eventuale uscita dalla giunta, in caso di vittoria, da parte di Enzo Giuntini, vicesindaco dal 2014 e questo perché è stato lo stesso diretto interessato a manifestare la volontà di chiamarsi fuori, mentre pare alquanto probabile la conferma dell’assessore Manuela Malatesta.

Il centrosinistra monterchiese non è ancora uscito allo scoperto, nonostante stia lavorando per tentare di riprendersi il Comune. Assieme agli apprezzamenti per l’operato dell’amministrazione, vi è anche la frangia degli scontenti, pronta a smentire il sindaco per ciò che riguarda il movimento turistico e anche su altri versanti. Da capire allora se il malcontento riuscirà o meno a trasformarsi in partecipazione attiva; lo sfidante di Romanelli nel 2019, Lorenzo Minozzi, sarà sempre impegnato, anche se ha dichiarato che il candidato sindaco dovrebbe essere preferibilmente un altro. Vedremo.

Lo scenario a Badia e Sestino

E andiamo nei due comuni montani, dove cinque anni fa si è presentato in entrambi un solo candidato sindaco, per cui di fatto non esiste una opposizione. A Badia Tedalda, vi è ancora un quinquennio a disposizione di Alberto Santucci, che dal 1999 a oggi è stato sindaco per 20 anni, ricoprendo il ruolo di vice dal 2009 al 2014, quando a capo della giunta c’era Fabrizio Giovannini. In una intervista di qualche tempo fa, Santucci aveva candidamente ammesso: “Mi rendo conto che dopo tanto tempo potrei essere venuto a noia, per cui se qualcuno volesse farsi avanti… “.

Già, ma nel frattempo è in gioco la partita del Pnrr e in campo ci deve stare uno che ha dimestichezza con le questioni amministrative: questa la posizione di Antonio Cominazzi, assessore che poteva sembrare (anche per bagaglio di esperienza) il sostituto più indicato, ma è stato proprio lui ad avanzare la necessità di una continuità sotto questo profilo con Santucci sindaco, alla guida di un’aggregazione traversale che non dà una precisa connotazione di area politica al piccolo Comune dell’alta Valmarecchia. Dall’altra parte si riuscirà stavolta a formare una lista, al contrario di quanto avvenne nel 2019, quando un candidato decise di presentarsi per poi ammainare bandiera?

A tenere desta l’attenzione in quel di Badia c’è poi la questione legata agli impianti eolici e alle pale alte 180 metri previste sul territorio, che tanti malumori stanno creando fra la popolazione della dorsale appenninica con comitati che alzano la voce in maniera decisa. Che magari la sfida elettorale si possa giocare anche e soprattutto su questo versante, capace di stimolare qualcuno a candidarsi?

La rassegna si chiude con Sestino, che nel 2019 fu un caso forse unico in Italia: passi il fatto che si presenti un unico candidato sindaco, ma succede sempre che sia quello a uscente. A Sestino, invece, scese in campo solo lo sfidante e il sindaco in carica non fu clamorosamente in grado di stilare una lista con dieci nominativi. Franco Dori, che nel frattempo è stato anche presidente dell’Unione dei Comuni, si è calato sempre più con successo nel ruolo di sindaco. Con umiltà, ha compiuto i suoi passi ed è cresciuto sotto questo punto di vista. Le cinque visite a Sestino compiute in due anni dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, sono uno dei suoi motivi di vanto: in effetti, il volto del governatore nel Comune più orientale della regione non era stato di certo familiare in passato. Dori è già pronto ai nastri di partenza; da appurare se gli avversari faranno stavolta in tempo a organizzarsi dal punto di vista istituzionale: in fondo, critiche e frecciatine non sono mancate nemmeno per Dori, anche se non direttamente dagli scranni consiliari. Ma questo è soltanto un dettaglio.