Dopo cinque anni, il centrosinistra si è ripreso il governo dell’Umbria con Stefania Proietti, che al momento si ritrova nella singolare condizione di essere sindaco di Assisi, presidente della Provincia di Perugia e Presidente della Regione. Il nuovo incarico comporterà la dimissione dai due che ricopre da più tempo. La Proietti è anche la quarta donna consecutiva alla guida della Regione nell’arco di 24 anni: aveva iniziato Maria Rita Lorenzetti (2000-2010), poi si sono succedute Catiuscia Marini (2010-2019) e Donatella Tesei (2019-2024).
Già, la Tesei: da oggi è già ex presidente, dopo un lunedì che si preannunciava infuocato per un testa a testa che invece non c’è stato ed è questa – forse – l’amarezza più grande incassata dal centrodestra, che confortato dai sondaggi sperava nel bis; che magari non aveva escluso un esito allo sprint, ma che non aveva preventivato una sconfitta peraltro più netta di quella che alla fine è maturata. Numeri alla mano, la Proietti ha conquistato tutti i Comuni principali della Regione (alcuni dei quali amministrati dal centrodestra) e quasi sempre con maggioranza assoluta: così è stato a Perugia, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Gubbio, Bastia, Corciano, Umbertide, Marsciano e Castiglione del Lago, ai quali si aggiungono quelli di Narni e Orvieto sul versante ternano. Ironia della sorte, la Proietti non ha raggiunto la maggioranza assoluta proprio nel Comune che guida, Assisi, dove ha prevalso per soli 116 voti sulla Tesei. Anche a Terni, Proietti prima ma sotto il 50%, mentre la Tesei ha prevalso a Gualdo Tadino, Amelia e nei Comuni medio-piccoli.
A fare nettamente la differenza è stato l’esito in provincia di Perugia, perché in quella di Terni il divario fra le due grandi rivali è stato inferiore ai 900 voti, sempre in favore della neo-presidente. In totale quasi 5 punti percentuali di scarto e 17667 voti di differenza fra le due: a parte le battute iniziali, quando la Tesei si è ritrovata davanti (ma non erano sezioni di peso), il vantaggio della Proietti è andato sempre più aumentando, fino al punto in cui – poco dopo la metà delle sezioni scrutinate – il verdetto è stato di fatto scritto, sentenziando il trionfo politico anche di Elly Schlein, che può brindare alla doppietta Emilia Romagna-Umbria.
Alla vittoria annunciata, quella di Michele De Pascale, si è aggiunta quella sotto certi aspetti più gradita della Proietti, perché non vi era nulla di scontato. D’altronde, il successo di Vittoria Ferdinandi alle comunali di giugno a Perugia era stato il segnale premonitore per il centrodestra e quella di Marco Bucci in Liguria la controriprova per il centrosinistra, ovvero che con il “campo largo” potevano esserci più chance di raggiungere l’obiettivo. Il Partito Democratico, risalito sopra il 30%, è stato il grande vincitore e piazza 9 dei 12 consiglieri di maggioranza; uno ciascuno spettano a Movimento 5 Stelle, Umbria Domani e Alleanza Verdi e Sinistra. Dall’altra parte, tiene Fratelli d’Italia, che con quasi il 20% (19,44%) si garantisce 3 consiglieri; bene Forza Italia (9,69%), che piazza in assemblea 2 membri, compreso Andrea Romizi, ex sindaco di Perugia e male la Lega, scesa al 7,70% e passata da partito leader a “cenerentola” o quasi della coalizione. Un solo consigliere per il “Carroccio”, l’ex assessore Enrico Melasecche Germini, che diventano due se si considera l’appartenenza politica della Tesei.
Ma altri dati meritano un’attenta valutazione politica. Il primo è stato quello del forte astensionismo: si è recato alle urne il 52,30% degli aventi diritto, ossia il 12% abbondante in meno rispetto al 2019; per l’Umbria è il minimo storico e già questo basta e avanza per capire quanto sia crescente il grado di disaffezione nei confronti della politica in generale, né è bastata la grande sfida fra le due pretendenti donne per riaccendere un minimo di interesse. In secondo luogo, si sono registrate 3465 schede bianche e ben 6581 schede nulle, per un totale di 10046, decisamente eccessivo, soprattutto per ciò che riguarda le nulle; eppure, non vi era nemmeno il voto disgiunto, per cui il meccanismo di voto era semplificato, a meno che qualcuno non abbia voluto annullare di proposito la scheda, esercitando il diritto-dovere di voto solo per manifestare la propria insoddisfazione.
Terzo elemento, per concludere: la somma delle percentuali ottenute dalla Proietti e dalla Tesei ha raggiunto il 97,30%; gli altri sette candidati alla presidenza si sono spartiti il restante e misero 2,70%, con l’1,11% di esso andato a Marco Rizzo. Risultato: maggioranza composta ovviamente dalla coalizione di Stefania Proietti e opposizione occupata per intero da membri che hanno appoggiato la Tesei, per uno scenario fortemente polarizzato.