Marino Niola a Monterchi: “Il dono è il motore della società”

L’antropologo è stato ospite del Festival dei Cammini di Francesco

“Il dono non è un investimento a perdere, non è uno spreco di risorse – come sostengono gli ultrà dell’utilitarismo – al contrario donare è il motore della società e il motore dell’economia”. Lo ha affermato l’antropologo Marino Niola, ospite al Teatro comunale di Monterchi della prima delle otto tappe altotiberine del Festival dei Cammini di Francesco.

E se “i vantaggi di questa economia altruistica” sono stati colti “non dai guru dell’economia e della finanza, casomai da grandi figure della spiritualità come Francesco”, a mostrarla all’Occidente sono stati gli indigeni dei Mari del Sud grazia alla famosa inchiesta di Bronisław Malinovski. Confinato in Oceania come prigioniero di guerra dopo il primo conflitto mondiale, poté osservare gli isolani delle Trobriand che facevano migliaia di chilometri in canoa per scambiare con abitanti di altre isole bracciali e conchiglie apparentemente senza valore.

“Ma avevano un valore straordinario”, ha commentato Niola: “la relazione che avevano veicolato, trasformando uno straniero, un potenziale nemico, in un amico, in una persona con cui c’è comunità. Una specie di globalizzazione fondata sul dono, al contrario della nostra che è fondata sull’utile, sul profitto, sulla spoliazione. Se rovesciamo le tesi dell’economia classica possiamo dire che per loro l’acquisto vero era fare un dono forte, e il vero profitto era la comunità che nasceva. Il dono funzionava come un contratto sociale e al riparo di questo sistema nasceva anche un sistema di commerci, il che costituiva la smentita dell’homo economicus di Adam Smith sempre teso al perseguimento del proprio utile”.

Niola ha sottolineato inoltre il rapporto inscindibile fra dare e ricevere, “che sono due momenti della stessa relazione e forse addirittura la stessa cosa”, come testimoniato dalla comune radice indoeuropea dei termini che li esprimono. Siccome “le parole sono sempre un indizio per arrivare alla realtà e le cose sono conseguenze delle parole”, l’antropologo si è soffermato anche sul rapporto di dare e ricevere implicito nel concetto di ospitalità, anche qui evidenziando come in latino la parola hostis rappresentasse allo stesso tempo “lo straniero, il nemico e l’ospite”. Ciò rifletteva “l’indeterminazione del rapporto con l’altro, che oscilla fra un estremo ospitale e uno ostile, quello che oggi prevale”.

Nel corso dell’intervento, il tema è stato declinato tra l’altro attraverso il mito di Prometeo che dona il fuoco agli uomini, ripreso nel cristianesimo popolare attraverso la figura di Sant’Antonio Abate e, parallelamente, nella fiaba della Madonna bambina che ruba il lievito alla Sibilla per donarlo a tutte le donne. La chiusura è stata infine dedicata a Monterchi e alla Madonna del Parto, simbolo del dono della vita.