Montedoglio, nei mesi estivi consumato quasi il 30% dell’acqua invasata
Dopo l’estate, alla fine di una stagione irrigua breve ma intensa, il livello si è abbassato di quasi sei metri
Un’immagine recente della diga di Montedoglio
Sostanzialmente la stagione irrigua che si è appena conclusa è stata abbastanza in linea con quella dello scorso anno, quindi con consumi che tendenzialmente si collocano al di sotto dei valori medi registrati nelle altre annate precedenti. Nonostante ciò, in questo periodo è abbastanza ben visibile, anche a occhio nudo, la variazione del livello dell’acqua rispetto all’inizio dell’estate: in particolare, se si prende come riferimento la quota dei 390,5 metri sul livello del mare che l’acqua aveva raggiunto lo scorso maggio, oggi non è difficile rilevare un dislivello di -5,7 metri, dato che la stessa è scesa fino a toccare il valore altimetrico di 384,8 metri.
In termini volumetrici tale variazione ha ridotto la disponibilità di 124 milioni di metri cubi registrata nello stesso mese (maggio 2024) agli attuali 89: in quattro mesi l’invaso ha dunque perso 35 milioni di metri cubi, ovvero del 28,2% del totale della sua acqua. Per quanto possa sembrare alta, tale percentuale è decisamente in linea con le oscillazioni previste: non a caso lo scorso anno, di fronte ad una minore disponibilità idrica (109,6 milioni di metri a maggio 2023), la riduzione si attestò sullo stesso identico valore del 28,2%.
Consumo di acqua dovuto solo in parte ad usi agricoli
Rispetto alla quota di acqua che anche quest’anno Montedoglio ha perso durante l’estate c’è da dire che soltanto una parte minore è stata consumata per uso irriguo: non si conosce ancora il valore relativo ai metri cubi che sono stati adoperati specificamente in tal senso, ma basandosi su uno storico in cui valori medi oscillano tra i 17 e i 18 milioni e considerando il fatto che il dato del 2024 potrebbe essere simile a quello dello scorso anno (13 milioni), appare evidente che la maggior parte dell’acqua è servita ad altro. L’acqua di Montedoglio viene infatti anche prelevata costantemente per uso idro-potabile, alimentando un bacino interregionale con una popolazione di circa 200.000 persone. Oltre a ciò una cospicua porzione di risorsa idrica serve anche per il cosiddetto rilascio ambientale, ovvero per mantenere in equilibrio l’ecosistema fluviale del Tevere.
Nel bilancio relativo alla disponibilità idrica di Montedoglio, quelle sopra riportate rappresentano dunque le “uscite” di cui è possibile conoscere le relative quantità. Oltre a queste ci sono però anche altre forme di approvvigionamento e perdite che sono pressoché impossibili da quantificare, come l’apporto positivo delle precipitazioni e quello negativo dell’evaporazione.
Indicazioni ricavabili dai dislivelli registrati nell’anno in corso
Nel complesso, pur essendo in linea con quelli registrati in precedenza, il fenomeno delle oscillazioni del livello idrico di Montedoglio può quest’anno dare qualche indicazione in più sia sulle tempistiche di possibile collaudo, sia sull’effettiva prospettiva di sfruttare l’invaso per usi turistici. Per ciò che riguarda la prima questione, il collaudo potrà essere ultimato soltanto dopo che l’acqua avrà raggiunto la massima altezza prevista di 393,60 metri sul livello del mare, per un totale di 145 milioni di metri cubi invasati. Indubbiamente il raggiungimento di tale condizione dipenderà dalla quantità di precipitazioni invernali; tuttavia – se si considera che da settembre 2023 a maggio 2024 i metri cubi d’acqua sono passati da 78,6 milioni a 124, con un aumento di 45,4 milioni – non è fuori luogo supporre che la quota mancante di 56 milioni di metri cubi sarà accumulata soltanto se i prossimi mesi saranno particolarmente piovosi. Da questo punto di vista l’attuale livello sembra dunque dare forza all’ipotesi che per arrivare a compimento del collaudo si potrebbe dover attendere il 2026.
Rispetto ad un ipotetico incremento dell’attitudine turistica del lago, la differenza di livello di appena 6 metri sembra suggerire un’interpretazione secondo cui un eventuale punto di accesso all’acqua, se individuato in maniera ponderata, potrebbe essere sottoposto a escursioni abbastanza gestibili. Indubbiamente queste saranno molto più accentuate in quelle stagioni aride in cui l’agricoltura richiederà maggiori quantitativi di acqua, ma in un contesto futuro di massima capienza certi picchi di consumo e prelievo produrranno, grazie all’amplia estensione dell’invaso, differenze di livello meno marcate.