Mai avrei immaginato che per quel che riguarda la Filarmonica Ermanno Brazzini di Pieve Santo Stefano, a suonare fossero i faldoni del suo Archivio Storico ma, riflettendo sulla storia ultracentenaria di questa banda, quale posto migliore per ricostruirne la storia e quale persona più competente del suo curatore, l’ingegnere Augusto Agostini, per descriverne la parabola che dal secolo XVIII l’ha portata fino ad oggi. Se poi, per quel che riguarda le attività dell’associazione in questo secolo, abbiamo la testimonianza del presidente della filarmonica Piero Seri, possiamo avere un quadro completo di quello che è stato ed è la Filarmonica Ermanno Brazzini.
Ingegnere Agostini,da dove possiamo partire per parlare di una banda musicale a Pieve Santo Stefano?
Lasciando da parte i più antichi documenti che attestano i pur importanti usi religiosi della musica nonché quelli profani di accompagnamento con squilli di tromba dei banditori medioevali. la prima volta che un documento, per l’esattezza il testo del Canonico Sacchi: “Compendiosa descrizione istorica della terra di Pieve Santo Stefano” parla di banda è in una data e in una ricorrenza precisa: l’ 8 giugno 1717 in occasione dell’incoronazione della Madonna dei Lumi nel santuario a lei dedicato. Il Canonico scrive il suo libro nel 1850, si basa quindi sulla consultazione di documenti preesistenti ma in quella data è sicuramente certificata la presenza di una banda a Pieve.
Questo vuol dire che l’esatta data di costituzione dell’orchestra, essendo, a quanto affermano le fonti, antecedente al 1717, non è conosciuta?
Per essere precisi si sono conservate testimonianze che attestano come la musica, sia profana che religiosa, sia presente a Pieve tanto nel medio evo che nell’età moderna, una data precisa non è rintracciabile. Dobbiamo tener conto del fatto che molti documenti sono andati persi, prima in occasione della frana del 1855, la quale, ostruendo il corso del Tevere, sommerse d’acqua il paese , poi nel 1944, con la distruzione completa di Pieve da parte dei tedeschi; disastri che hanno interessato anche parte dell’archivio storico comunale. Quel che si può rilevare oggi è tratto da documenti rinvenuti in quel che è rimasto dell’Archivio Storico Comunale nonché nell’archivio storico della Società Filarmonica E. Brazzini.
Dopo quella prima data, in che epoca una banda musicale pievigiana torna ad essere rintracciabile nei documenti attualmente consultabili?
Di sicuro una banda musicale esisteva già prima del 1828: l’anno fa da riferimento al saggio storico di un medico di paese che scrive che proprio in quell’anno si tenta di “ricostruire” il sodalizio musicale.
Quindi già agli inizi dell’Ottocento Pieve aveva sicuramente una banda paesana ma il suo sviluppo nel corso del 1800 è dovuto in gran parte all’opera di Don Girolamo Bardini, personaggio che riveste grande importanza per la Banda e la cultura musicale di Pieve. Inizia ad insegnare musica ai giovani pievigiani intorno al 1840 e per circa 35 anni si dedicherà con passione e grande talento a questa attività. Tanti saranno coloro che si dedicheranno alla musica che, con l’unità d’Italia si formeranno due bande musicali, secondo la narrazione di Giuseppe Milli, autore di una “Storia di Pieve S. Stefano” conservata presso la sede del Centro Studi Storici e Ricerche Archeologiche di Pieve: Scrive il Milli: “Non tutti sanno che a Pieve, può dirsi dai tempi del Granduca fino ai primi del presente secolo (il 1900), esistevano due bande che si differenziavano fra loro in tutto, dai maestri, alle proprie sedi ed alle uniformi e come queste uniformi, anche esse in gara tra loro, fossero ricche di alamari, di pennacchi, di bracciali e di spalline […]. Sembra anche che queste bande fossero causa di frequenti risse paesane perché molti a Pieve erano ancora i nostalgici dei Lorena, e l’Arco di Tasano segnava il confine tra le due Pievi, quindi fra le due bande, cioè la Pieve di sopra, che quasi nella totalità era opera dei Medici e dei Lorena, e la Pieve di sotto che comprendeva l’antico nucleo cittadino e le costruzioni intorno alla piazza opera dei Tarlati”.
Tuttavia questa narrazione sembrerebbe smentita dai documenti, almeno fin quasi alla fine del secolo quando effettivamente, per un breve periodo, è accertata l’esistenza in paese di due filarmoniche.
Di quali documenti si tratta?
Di sicuro intorno 1850 a Pieve era presente non solo la banda ma anche un’orchestra con archi per rappresentazioni di opere nel Teatro Comunale, oggi intestato a Giovanni Papini, e l’attività musicale era in pieno fermento poi con la frana e l’alluvione del 1855 tutto si fermò e occorsero anni perché insieme alla normale vita, riprendessero le attività musicali. Dai documenti dell’Archivio Storico Comunale veniamo a sapere che nel 1858 l’Accademia dei Rinati, così si chiamò la nuova banda, chiese un contributo annuo al Commissario Granducale che fu fissato in 40 lire fiorentine, cosa che dimostrerebbe l’esistenza di una sola banda, ribadita, dopo l’unità d’Italia, da altra documentazione come l’invito da parte del Consiglio Comunale a prendere parte ad una celebrazione in ricordo dei caduti di Curtatone e Montanara, con una ricompensa di 20 lire A partire da questo periodo si hanno sempre più testimonianze dell’attività bandistica diretta da Girolamo Bardini, ne è responsabile Federico Falzini, ha 48 soci sostenitori, 12 allievi maschi e nessuna femmina, con 20 suonatori. Altri documenti comunali, appena successivi, riferiscono di sussidi annui per la scuola di musica come quello del 1875 quando la richiesta di sovvenzioni per le nuove divise viene accordata con l’obbligo per la banda di partecipare gratis a tutte le sortite del Municipio, cosa che estende l’attività della filarmonica all’intera alta valle del Tevere, ovunque molto apprezzata.
In quale momento il maestro Ermanno Brazzini diventa direttore della Banda di Pieve?
Nel 1878 il Maestro Bardini è colpito da apoplessia ed abbandona ogni attività.. Gli succederà il Maestro Federico Falsini, valido organista ma intorno al 1885 si verifica la succitata divisione in due bande. i Rinati ed i Costanti. Solo nel 1899, come risulta dall’Archivio Storico Comunale, viene redatto ed approvato lo “Statuto e regolamento interno del Corpo Musicale di Pieve S. Stefano.
Le attività musicali si fermarono durante la prima guerra mondiale per la chiamata al fronte dei suonatori, come testimoniato da documenti dell’Archivio, per riprendere nel 1919.
Durante il periodo fascista il maestro Ermanno Brazzini (1873 – 1956), talento musicale innato, autodidatta, detto “orco boia” per il suo frequente intercalare, riorganizzò la banda, la corale e la scuola di musica, insegnando a quasi tutti i ragazzi di Pieve, in primis ai suoi nipoti: ai tre fratelli Ermanno, Francesco, a Don Mario Camaiti ed a Roberto Leonardi. Furono riprese le rappresentazioni teatrali con l’esecuzione di intere opere liriche e la banda visse un periodo fortunato e proficuo.
Poi anche durante la seconda guerra mondiale le attività musicali si fermarono. Pieve S. Stefano fu rasa interamente al suolo dalle truppe tedesche che la minarono dopo aver fatto sfollare la popolazione.
Di nuovo fu perso gran parte del patrimonio della Filarmonica. A fatica, cessata la guerra, riprese anche l’attività musicale della banda sempre sotto la direzione del Maestro Brazzini che compose numerosi pezzi, alcuni editi ed altri inediti, conservati in Archivio Storico della Filarmonica.
Veniamo ai giorni nostri, come si è evoluta l’attività della Filarmonica?
Dopo l’ abbandono e morte del maestro Brazzini, la banda fu diretta per un breve periodo da Terzilio Maidecchi, sonatore di tromba e di flicornino. A lui subentrò Ermanno Camaiti, pianista e nipote di Ermanno Brazzini. La sua direzione durò poco poiché si trasferì a Siena dove fu direttore di banca
Per un breve periodo diresse la banda il Cappellano Don Italiano Monini, bravo organista, chiamato affettuosamente Don Bobby per la sua straordinaria somiglianza col cantate Bobby Solo; negli anni successivi, seppur per un breve periodo, la banda cessò nuovamente le attività, fin tanto che Roberto Leonardi, anch’egli nipote del.Brazzini, Berto per tutti, non ne prese la direzione. Correva l’anno 1967
Berto iniziò la sua carriera musicale con il nonno, imparando prima il violoncello per suonare nell’orchestra del teatro, poi il trombone per suonare in banda; successivamente imparò a suonare le prime tastiere “farfrisa” dimostrando straordinario talento e versatilità. Con altri amici di Pieve organizzò uno dei primi complessi dell’Alto Tevere: “I Tiber” che ebbero grande notorietà a livello locale.
L’anno successivo, per motivi di lavoro, emigrò a Milano dove imparò la fisarmonica che divenne il suo strumento preferito e di cui fu virtuoso suonatore.
Ottenuto un posto di lavoro presso il Convitto del neonato Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, Berto tornò a Pieve e prese in mano la dismessa banda. Presidente della filarmonica in quel periodo, non ancora intestata ad Ermanno Brazzini, fu Terzilio Serenari, abile clarinettista e, professionalmente, raffinato scultore.
Berto riprese la scuola di musica e riassemblò i vecchi suonatori, restituendo vita alla banda. I suoi pomeriggi erano interamente dedicati all’insegnamento della musica ai giovani pievigiani nei locali della Filarmonica, posti al piano terra del Palazzo Pretorio.
Con l’età avanzata, il Serenari lasciò la presidenza che fu assunta ininterrottamente per molti anni da Francesco Camaiti, Cecco per tutti, suonatore di corno e di flicorno, instancabile organizzatore. Dopo Francesco Camaiti viene eletto presidente Romano Pellegrini suonatore di Flicorno e basso tuba (tutt’oggi fa parte della banda suonando il basso). Sotto la sua Presidenza la Filarmonica ha rinnovato la divisa, passando dal precedente colore blu della giacca ad un rosso acceso che ha ridato una sorta di modernità alla banda.
Dai primi anni 70 fino alla metà degli anni 80 la banda si dotò di un corpo di majorettes.
Nel 1973 la Società Filarmonica fu intestata al Maestro Ermanno Brazzini.
La banda crebbe di numero e di qualità sino a raggiungere i 64 elementi in un memorabile concerto, con un ricco programma di brani classici, nella piazza principale di Cervia stracolma di pubblico, in prevalenza tedesco.
Con l’abbandono di Berto per problemi di salute ed anzianità, nell’ottobre del 2013, la banda fu diretta per un breve periodo da Francesco Camaiti.
Berto ha lasciato alla banda molte sue composizioni inedite: marce, marce religiose e brani per fisarmonica solista, in prevalenza valzer musette (ASB), genere a cui si era appassionato ascoltando i virtuosi fisarmonicisti di strada di Parigi dove egli andava per trovare la sorella trasferitasi in Francia.
A Cecco subentrò la sassofonista m° Marta Paceschi che tutt’ora dirige la banda.Poi, sempre per problemi di salute ed anzianità anche Francesco Camaiti lasciò la banda.Subentrò nella presidenza il clarinettista Mario Aldinucci e dall’anno 2003 Piero Seri, suonatore di trombone e flicorno, tutt’ora Presidente.
Visto che il presidente è appena stato citato, passo a lui la parola sull’attività recente e attuale della filarmonica
Io,esordisce Piero Seri, sono entrato in banda nel 1975 e da quel momento ho vissuto bei momenti e vicissitudini varie fino ad oggi; in quel periodo la filarmonica contava numerosi componenti ben preparati dal maestro Leonardi, autodidatta si, ma a sua volta assai capace e competente anche per quel che riguarda l’insegnamento dei vari strumenti. In quegli anni la formazione ha contato fino a oltre cinquanta componenti. Col tempo, soprattutto verso la fine degli anni novanta è subentrato un periodo di perdita d’interesse da parte di alcuni, cosa che, con l’inizio del nuovo secolo a portato me e altri, cito per tutti Gianni Locci, Marco Camaiti e Alessandro Pigolotti, a prendere in mano la situazione. Abbiamo iniziato con la ristrutturazione dei locali della filarmonica, situati al piano terra del palazzo comunale, dando una nuova veste alla nostra sede finanziandoci sia tenendo spettacoli nel teatro, sia attraverso l’aiuto del comune. Nel contempo abbiamo riorganizzato il nostro organigramma ricreando un consiglio direttivo attraverso elezioni che hanno portato alla presidenza prima di Mario Aldinucci poi, dopo due anni, al mio subentro. In quel periodo entrarono nell’organico nuovi giovani e rientrarono vecchi componenti, tipo Augusto Agostini e Mauro Seri, che, a suo tempo, avevano lasciato l’attività. Il ritrovato entusiasmo ci ha portato, sempre sotto la direzione del Maestro Leonardi, a suonare all’estero perché scopo della banda, oltre che rappresentare il proprio paese, è quello di vivere esperienze collettive indipendentemente dall’età , del gruppo facevano parte sia giovani che attempati, di creare divertimento in comunità attraverso il condiviso amore per la musica.
Io sono in carica da circa vent’anni il problema delle bande dei piccoli paesi come il nostro è reperire giovani suonatori; per questa ragione l’anno passato abbiamo fondato un gruppo giovanile proveniente dalla scuola di musica, diretto da Alessandro Pigolotti suonatore di tromba e flicorno nonché ottimo chitarrista. Alessandro ha arrangiato per la giovane formazione brani moderni ed ha saputo fino ad oggi creare interesse ed amalgamare al meglio i giovani strumentisti . La Filarmusicschool Band, come viene chiamata la banda giovanile, si esibisce in performance molto apprezzate che dimostrano come impegno e dedizione facciano raggiungere ottimi risultati anche in una piccola realtà come la nostra. Grazie al loro esempio stiamo ridando vigore alla nostra scuola di musica per portare nuovi giovani all’interno della filarmonica. Contestualmente ci è venuta l’idea di creare un murales che parlasse di noi, che lasciasse una testimonianza della nostra storia lunga oltre trecento anni e che fosse anche da stimolo per far avvicinare la gente del posto alla nostra associazione. Abbiamo individuato la parete nel centro del paese, abbiamo chiamato un artista del posto Mattia Martini “Chus” e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Oggi, per la prima volta in trecento anni avete una direttrice donna; come è capitato?
Dal 2014 il maestro Marta Paceschi è la direttrice della nostra filarmonica, l’incontro con lei è avvenuto in modo molto originale. Io, Gianni Locci e altri fra il 2005 e il 2006, parallelamente alla banda, abbiamo avviato un percorso di jazz creando una scuola apposita, chiamando a dirigerla il maestro Luca Marianini a cui dopo circa 8 anni e succeduto il maestro Fulvio Falleri, tutt’ora in carica, professore al Conservatorio di Perugia. Fra coloro che hanno partecipato alla creazione della Big Band (Pieve Jazz Big Band) c’era la maestra Paceschi, bravissima sassofonista, della quale abbiamo apprezzato la preparazione musicale, così, al momento di cercare un nuovo direttore della banda, abbiamo pensato a lei, che ha accettato e ormai da dieci anni sovrintende a tutte le attività musicali della filarmonica.
Oggi la banda conta circa 30 suonatori, quasi tutti originari di Pieve. Per questa ragione, vista la crisi demografica e l’isolazionismo delle comunità immigrate che non si prestano ad integrarsi, è importante che nuove forze si avvicinino alla nostra organizzazione.
Sotto la direzione di Marta Paceschi la banda ha partecipato a varie tournée
Recentissima è stata la nuova esperienza musicale con l’esecuzione a Pieve dell’opera “La Buona Novella” di Fabrizio De André dove la banda, il Coro Altotiberino, un complesso di professionisti, David e Chiara Riondino sono stati ben coordinati dal m° Marta Paceschi.
Per le conclusioni torniamo ad Augusto Agostini e gli chiediamo che effetto ha avuto la banda per la comunità di Pieve?
Sulla scorta dei documenti storici si può senz’altro dire che la musica è stata il collante delle relazione sociali di Pieve, essendo le prove ed i servizi bandistici motivo di incontro e di socializzazione per l’intera comunità, trasversalmente alle classi sociali. Inoltre, partendo da una società estremamente violenta, come ancora si vede dai documenti del 1500, la musica ha contribuito in modo determinante ad ingentilire l’animo dei Pievigiani ed a formare una collettività molto portata ad organizzare iniziative culturali.
La riprova dell’importanza della Filarmonica è il bel murale realizzato recentemente in una parete al centro del paese che rappresenta la banda in azione.
La scuola di musica della Filarmonica, tutt’ora attiva, è stata basilare per la formazione musicale dei giovani di Pieve; alcuni hanno poi continuato gli studi nei conservatori diventando apprezzati professionisti.