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Revisione del Pnrr, i numeri di uno scenario incerto

Nelle linee definanziate anche 27,5 milioni destinati ai comuni di Altotevere umbro e Valtiberina toscana

Le recenti proposte di revisione del Pnrr formulate dal governo e approvate dall’apposita cabina di regia il 27 luglio aprono uno scenario di incertezza, in particolare sui 15,9 miliardi di euro relativi alle linee di investimento di cui è stato deciso il definanziamento.

I dubbi del Servizio studi della Camera

Al di là delle preoccupazioni manifestate da forze politiche e vari livelli amministrativi, a formulare dubbi interpretativi è anche il Servizio studi della Camera dei Deputati: in una lunga relazione l’organismo parlamentare sottolinea come il Rapporto del governo “non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”, evidenziando i “rischi di rallentamenti o incertezze attuative” legati ad eventuali cambi di regime giuridico e finanziario delle misure. E ancora, l’assenza di informazioni precise impedisce di “verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell’ambito del bilancio dello Stato”. Di essere sicuri, insomma, che i soldi ci siano.

Le linee di intervento definanziate

Tra le linee definanziate, due in particolare vanno ad interessare somme importanti assegnate anche ai comuni della Valtiberina toscana e dell’Altotevere umbro. Entrambe di competenza del Ministero dell’interno, riguardano gli investimenti relativi alla rigenerazione urbana e gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni.

Il filone della riqualificazione urbana vale complessivamente 3,3 miliardi. Secondo il Rapporto del governo, per tali opere si deve ricorrere a “fonti di finanziamento nazionali al fine di agevolarne l’attuazione e di facilitare i relativi processi di rendicontazione”. Le risorse attualmente stanziate nel Pnrr vanno invece reindirizzate “a favore di misure per il contrasto della povertà energetica e la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico, in particolare prevedendo interventi mirati ai ceti meno abbienti”. Nell’Alta Valle del Tevere progetti di riqualificazione urbana riguardano i comuni di Città di Castello, Umbertide e Sansepolcro, destinatari di circa 5 milioni ciascuno.

L’altra linea di intervento a livello nazionale vale 6 miliardi. Ne viene proposto “un definanziamento integrale” e il rifinanziamento con altre fonti “che tuttavia non sono specificate”, puntualizza il Servizio studi della Camera. In questo caso sono interessati tutti i 15 comuni dell’Altotevere umbro e della Valtiberina toscana. Secondo i dati dell’Istituto per la finanza e l’economia locale (IFEL) dell’Anci, aggiornati al 31 maggio, le cifre vanno dai 300.000 euro di Badia Tedalda, Pieve Santo Stefano e Pietralunga ai 2,55 milioni di Umbertide.

Le somme destinate ai comuni dell’Alta Valle del Tevere

Secondo gli stessi dati IFEL, che prende in considerazione solo le somme destinate direttamente a comuni e Unioni di comuni, e non quelle che vi ricadono tramite interventi Pnrr gestiti ad altri livelli, ad Altotevere e Valtiberina erano stati assegnati al 31 maggio 63 milioni complessivi, oltre 27,5 dei quali compresi nelle linee oggi definanziate.

I comuni costretti a fidarsi e andare avanti

Il governo ribadisce che l’uscita di tali fondi dal Pnrr non significa che i progetti, “se coerenti con le relative finalità”, non saranno finanziati: fonti alternative, “seppur di massima”, come puntualizza il Servizio studi, possono essere individuate nella “Terza relazione sullo stato di attuazione del Pnrr”, che cita il Piano nazionale complementare (a sua volta oggetto di riprogrammazione), i Fondi strutturali europei e il Fondo sviluppo e coesione.

Complici anche i tempi serrati dettati dallo stesso Pnrr, gli interventi interessati sono in larga parte ad uno stadio avanzato di progettazione o di esecuzione, quando non sono già stati ultimati. In attesa di ricevere comunicazioni più chiare, dunque, i comuni non possono fare altro che fidarsi e andare avanti con i lavori.

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