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Fred Morini festeggia il bronzo olimpico con i ciclisti dell’inseguimento

Nuove emozioni a cinque cerchi per l’ex professionista, oggi osteopata e massofisioterapista della Nazionale: “Una medaglia sofferta”

Fred Morini (al centro) con il quartetto dell'inseguimento

Non sarà stato il top come l’oro di Tokyo conquistato tre anni fa, ma un podio olimpico è sempre tanta roba. Normale, pertanto, che venga festeggiato come merita. C’è anche un altotiberino dietro il bronzo nell’inseguimento a squadre che a Parigi 2024 ha avuto per protagonista il quartetto azzurro della pista, composto dai ciclisti Simone Consonni, Filippo Ganna, Jonathan Milan e Francesco Lamon. Si tratta di Federico “Fred” Morini, 48 anni, originario di Selci Lama (sponda selciarina) ma residente con la famiglia a Sansepolcro. Un passato da ciclista professionista e una carriera stroncata sul più bello da un grave incidente in allenamento a fine 2001 (in agosto aveva fatto sua una tappa del Giro d’Austria), ma mai ha abbandonato il mondo della bicicletta: commentatore televisivo e radiofonico, addetto stampa di Davide Rebellin e da tempo ricopre l’importante ruolo di osteopata e massofisioterapista all’interno dello staff della Nazionale di ciclismo.

“Una medaglia è sempre una medaglia, specie alle Olimpiadi, anche se il metallo è meno prezioso dell’oro – ha dichiarato Fred Morini – tanto più che ce la siamo guadagnata con il sudore”. La finale per il terzo posto si è rivelata più difficile del previsto? “Diciamo che è stata sofferta, perché la Danimarca è molto forte e di conseguenza il risultato era tutt’altro che scontato. Sappiamo benissimo quanto i danesi siano ostici: li avevamo battuti anche in Giappone, per cui oramai li conosciamo. Ci stavano mettendo in difficoltà, ma i ragazzi sono stati davvero bravi: da Consonni a Lamon, autore di un bel recupero; da Ganna, che oramai non ha più bisogno di presentazioni, a Milan, che ho visto determinato. Il vincitore di tre tappe in volata all’ultimo Giro d’Italia sta arrivando a maturazione e credo proprio che sia lui l’erede attuale del grande Mario Cipollini”. Nella semifinale contro l’Australia, vincitore del titolo, non c’è stato proprio niente da fare? “No, loro hanno dimostrato stavolta di essere i migliori, persino irraggiungibili. Noi stessi non ce lo aspettavamo, pur consapevoli del fatto che fra i papabili alla vittoria vi fossero anche loro”.

Nonostante manchi ancora qualche gara all’appello, è già tempo di consuntivi per la spedizione italiana della bicicletta a queste Olimpiadi? “Siamo molto contenti e quindi il bilancio può essere definito per ora più che positivo. Attendiamo la gara del congedo di Elìa Viviani, poi vi sarà la “Madison” sia donne che uomini e infine la “Omnium”, nella quale la nostra Letizia Paternoster punta a una medaglia, dopodichè ripartiremo e… ci rivedremo in Valtiberina”.   

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