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Un mulino del ‘600 a pochi passi dal centro storico

È stato riattivato a Città di Castello in una lezione speciale con gli studenti

A Città di Castello è tornato in funzione il mulino dei “record” della famiglia Serafini, situato a pochi passi dal centro storico nel quartiere Madonna del Latte. In tutti questi anni i proprietari hanno provveduto a custodirlo e a tramandarlo alle nuove generazioni, mettendolo sempre a disposizione della dimostrazione per dimostrazioni e iniziative con gli studenti. Oggi, ad oltre due decenni dall’ultima attivazione, ha ricominciato a macinare il grano e far fuoriuscire ottima farina, anche grazie ad uno speciale marchingegno ispirato  al genio di Leonardo Da Vinci.

Il macchinario è stato fatto ripartire in occasione di una visita guidata delle scuole alla presenza del primo cittadino tifernate Luca Secondi. Un’esperienza che il sindaco ha definito “estremamente interessante per le giovani generazioni in grado di far comprendere loro il passato, la storia, le tradizioni e le attività legate alla cultura contadina ora più che mai da custodire con orgoglio per affrontare a testa alta le sfide de futuro”.

Un pezzo di storia tifernate

Un vero e proprio gioiello di ingegneria rinascimentale, incastonato fra i palazzi del popoloso quartiere della Madonna del Latte a pochi passi dal centro storico fra il verde delle natura, circondato dalle colline a fianco degli orti sociali che in caso di necessità rifornisce di acqua grazie all’invaso che serve a mettere in moto il mulino da sempre.

Una struttura suggestiva, “mozzafiato”, che, dopo la seconda guerra mondiale, ha “sfamato” la città. Il mulino, al termine della guerra per un certo periodo era rimasto l’unico funzionante nella città in quanto gli altri che si trovavano nelle zone limitrofe, avevano subito bombardamenti che li avevano resi inutilizzabili. Il mulino della Madonna del Latte si salvò dai bombardamenti per le sue caratteristiche strutturali che nascondevano la pala pelton, che, normalmente, veniva collocata all’esterno degli stabili, rendendo facilmente individuabili ed attaccabili i mulini. In questo caso, essendo la pala situata al di sotto dell’abitazione, rimaneva non visibile dalle contraerei, non facendo sospettare la presenza in quel luogo di un mulino da colpire.

Il mulino ad acqua della Madonna del Latte, nel dopoguerra, dovendo sopperire alla funzionalità degli altri mulini distrutti dai bombardamenti, funzionava notte e giorno. Per sopperire all’insufficienza dell’acqua dovuta ad un utilizzo così intensivo, era stata aggiunta una seconda cinghia agganciata alla coppia conica e collegata ad un motore a scoppio situato all’esterno dello stesso mulino; così facendo si poteva proseguire anche nel lavoro notturno. “Questo mulino risale al ‘600 e funziona con gli ingranaggi a coppia conica di invenzione e disegno di Leonardo Da Vinci, che consentono il trasferimento dell’energia da orizzontale a verticale e viceversa, generando la rotazione della macina e la fuoriuscita della farina”, spiega il professor, Maurizio Serafini, erede della dinastia proprietaria da sempre del mulino passato di mano negli ultimi secoli dal trisavolo Girolamo poi il bisnonno Annibale, il nonno Domenico e il babbo Renato, che lo hanno “coccolato” con un bambino assieme al figlio e al nipote Nicola, promotore oggi di una riuscita visita didattica dei bambini delle elementari e degli studenti del liceo.

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