Caso Color Glass: l'avvocato dell'azienda fa chiarezza sulle autorizzazioni.
Color Glass, in queste ore ha diramato una nota legale nella quale fa chiarezza su alcuni punti per voce dell’avvocato dell’azienda Michela Paganelli.
In primis «né il legale rappresentante di Color Glass, né Color Glass sono mai stati raggiunti da qualsivoglia richiesta di rinvio a giudizio. Inoltre diversamente da quanto ancora alcuni si ostinino a sostenere _ aggiunge l’avvocato Paganelli _ autorevoli analisi sul prodotto in uscita hanno escluso in termini assoluti che l’azienda Color Glass possa produrre, durante ciascuna delle fasi del proprio processo produttivo, nanoparticelle di biossido di titanio».
La commissione comunale che si è riunita la scorsa settimana chiederà un parere al Ministero:
«Ma con quale logica?».
L’azienda dice di essere in possesso di una valida autorizzazione all’esercizio dell’impianto e precisa che nessun Ministero ha mai rilasciato a Color Glass autorizzazione alcuna, essendosi il Ministero dell’ambiente semplicemente espresso in merito ad una richiesta di parere per lo svolgimento dell’attività di recupero di fanghi non pericolosi.
Inoltre la prima autorizzazione fu rilasciata non dal Ministero, «bensì dall’autorità (a quel tempo competente), cioè la Provincia di Perugia - Area Ambiente e Territorio.
L’avvocato paganelli
In materia di classificazione delle industrie insalubri «l’attuale disciplina non contempla il coinvolgimento di alcun Ministero. L’eventuale classificazione dell'impianto Color Glass come ‘insalubre’ si porrebbe inoltre in aperto conflitto con le risultanze di tutte le indagini ed analisi concretamente svolte».
Inoltre «a seguito degli innumerevoli controlli effettuati da Arpa, non soltanto è stata confermata la non pericolosità del fango in entrata, ma si è potuto ulteriormente appurare, con campionamenti e analisi del suolo e dei terreni, come non vi sia traccia alcuna di inquinamento riconducile a Color Glass»