Caso Pecorelli: emergono nuovi elementi dall'Albania sulle tante vite di Davide
Dal mese di marzo e fino al 12 di settembre Davide Pecorelli, col falso nome di Cristiano, è vissuto a Valona, dove si professava uno scrittore impegnato in un’opera letteraria, una sorta di remake del Conte di Montecristo ambientato però a Sazan, un’isoletta albanese. A smentire la versione del ritiro spirituale a Medjugorie ci hanno pensato i suoi amici albanesi, quelli che lo hanno conosciuto come Cristiano e che non avevano mai sospettato che quel quarantenne italiano potesse in realtà essere Davide Pecorelli. Un appartamento in affitto a cento metri dal mare, mangiava al ristorante «Lenzi», ginnastica in spiaggia, qualche amicizia speciale col proprietario del locale e con altre persone tra cui un ex calciatore del Valona. «Ha mentito a tutti noi», dicono gli amici albanesi ai giornali del posto. E ricompongono un puzzle lungo mesi qualche sospetto attorno a quell’italiano che amava il brandy, le cene, il calcio, il mare e il tesoro di Montecristo. Così almeno fino al 12 settembre quando li ha salutati, sarebbe tornato in Italia a sistemare qualche documento e non è più tornato. Il viaggio, quello sì, passando da Medjugorie, a bordo di un pulmino insieme ad un gruppo di pellegrini fino a Roma, poi in treno per Grosseto, quindi l’isola del Giglio dove affitta una camera con un altro falso nome. Giuseppe, geologo. Tante versioni, troppe identità, e le bugie finora sommerse sono tornate tutte a galla al largo dell’isola di Montecristo dove viene intercettato dai carabinieri col motore del gommone in avaria, balle di iuta, un piccone, una mappa gli strumenti del mestiere, se solo fosse stato un geologo….