Frodi iva sui carburanti: maxi sequestri anche in Altotevere
Ancora l’ombra della mafia in Altotevere con una pesante frode fiscale attorno ai carburanti e un’azienda tifernate finita nei guai. Cinque persone agli arresti domiciliari e sequestri per 15 milioni a carico di una dozzina di persone fisiche e sette società, di cui una con sede a Città di Castello nella zona a sud del territorio, cui viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, attraverso fatture relative a operazione inesistenti, oltre al trasferimento fraudolento di valori. Il sistema rilevato dalla Procura di Perugia è quello di una presunta «frode carosello» nel settore del commercio di carburante per autotrazione con la «sistematica» evasione dell'Iva che permetteva di vendere i prodotti petroliferi a prezzi «fuori mercato».
Ad operare è stato il Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia e dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli. La Procura di Perugia mercoledì 17 novembre, ha dato esecuzione al provvedimento procedendo agli arresti e apponendo i sigilli su conti correnti, immobili, beni mobili, compendi aziendali e depositi petroliferi. Nell’ordinanza viene anche evidenziata «la commistione di interessi e il coinvolgimento di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso».
Due i depositi petroliferi, uno a Magione e l’altro a Città di Castello quest’ultimo riconducibile a un pregiudicato calabrese già sottoposto alla sorveglianza speciale in quanto ritenuto contiguo ad una cosca di 'Ndrangheta, il quale risulterebbe promotore ed organizzatore dell'associazione.