Ceis, una serata per celebrare i 30 anni a Città di Castello
30 ANNI di storia del Ceis a Città di Castello dove sono passate circa mille 300 persone con un’età media che va da 25 a 50 anni, uomini in prevalenza, un terzo dei quali provenienti dal carcere. «Dobbiamo credere che il desiderio di riscatto per risollevarsi da certi baratri sia presente in tutti noi. Per questo è importante che i gruppi sociali, le parrocchie, i genitori lavorino insieme per affrontare il problema delle dipendenze, non solo dalla droga. Invito tutti, ciascuno nella propria condizione a continuare questo cammino in maniera più forte, in maniera ancora più agguerrita quello che voi state facendo da trenta anni». Sono le parole del presidente della Cei (Conferenza Episcopale Italiana), Cardinale, Gualtiero Bassetti, pronunciate dal palco del teatro degli Illuminati di Citta’ di Castello sabato sera nel corso della celebrazione dei trenta anni di attività del Ceis, «trenta anni di lotta alle dipendenze e di aiuto alle persone», come hanno precisato nell’introduzione don Paolino Trani, responsabile del Centro e l’amministratore Modesto Urbani, affiancati dal presidente del Csa di Arezzo (di cui il Ceis dal 13 novembre del 1989 e’ una emanazione territoriale) Franco Valori, dal vescovo monsignor Domenico Cancian, dal primo presidente e fondatore del Ceis tifernate, don Antonio Rossi.
Accanto a loro presenze istituzionali a partire dalla vice-ministro all’Istruzione, Università e Ricerca, onorevole Anna Ascani, al sindaco, Luciano Bacchetta. In sala anche il comandante della stazione dei carabinieri di Città di Castello, luogotenente, Fabrizio Capalti.
Nel ricordare che la «droga continua ad uccidere» e che Città di Castello non può considerarsi «isola felice», il vescovo tifernate ha fatto riferimento alla recente relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia curata dal dipartimento delle Politiche antidroga della presidenza del Consiglio da cui dati alla mano, si evince purtroppo che l’Umbria «è la regione con il più elevato tasso di decessi droga-correlati, davanti ad Abruzzo e Molise. Dati e statistiche che fanno riflettere – ha detto Cancian – e ci riportano tutti alla realtà e alla consapevolezza che insieme in sinergia e collaborazione quotidiana puntando sull’educazione, la prevenzione, l’ascolto si può uscire da questo tunnel e vedere la luce della speranza in fondo. I trenta anni del Ceis, grazie a don Antonio, Don Paolino ai volontari alle famiglie dei ragazzi, agli operatori, alle istituzioni, alle parrocchie stanno a rappresentare proprio questo, una base di partenza per rilanciare con forza e vigore questa straordinaria esperienza di servizio e di comunità che è racchiusa in questo teatro. Noi saremo sempre al vostro fianco».
«Ho praticamente l’età del Ceis e mi occupo di educazione dei giovani, di cultura, di scuola - ha dichiarato la vice-ministro Ascani - non potevo mancare a questo importante appuntamento e con orgoglio anche da tifernate sono qui per farvi sentire la vicinanza delle istituzioni nazionali che accanto a quelle locali a partire dal comune da sempre in prima linea possono fare tanto per il futuro. Quello della droga e della diffusione delle sostanze stupefacenti soprattutto fra i giovanissimi è un problema emergenziale da affrontare tutti insieme nella consapevolezza che la fragiltà non è una colpa ma è ciò da cui puo’ entrare la luce della speranza», ha concluso la vice-ministro.
«Sempre più spesso accogliamo stranieri anche se non abbiamo dati sul successo di questo cammino, che è molto tortuoso e può non raggiungere mai punti di non ritorno», ha aggiunto don Paolino Trani, menzionando il sacerdote Enrico Trebalzini, che negli anni Ottanta ebbe l’intuizione del Centro Solidarietà e Accoglienza di Arezzo in seno al quale è nato e si muove il Ceis di Città di Castello».